lunedì 2 febbraio 2015

Fai bei sogni

"Preferiamo ignorarla, la verità. 
Per non soffrire. 
Per non guarire. 
Perchè altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: 
completamente vivi."

"Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene"

"Se vuoi cambiare gli effetti, cambia le cause. 
La vita risponde. 
Sempre"

"Il dolore serve, perchè l'uomo è conservatore per indole e senza una spinta esterna nessuno ha voglia di cambiare. 
Possiamo farcela, tutti. 
Ma ogni cambiamento passa dalla consapevolezza, dal risveglio."

(Fai bei sogni. Massimo Gramellini)

Mi sono imbattuta casualmente in questo libro. 
Ero in libreria e stavo guardando qua e là e l'occhio cade su quel titolo "Fai bei sogni"...
E penso che è l'augurio che faccio ai miei figli la sera, prima di rimboccargli le coperte.
A fianco, il titolo di un altro libro scritto dallo stesso autore "Avrò cura di te" e capisco che "Fai bei sogni" è stato scritto nel 2012, mentre l'altro è appena uscito.
Ma niente!
Come una calamita, il mio pensiero cade lì. 
Anche se è stato scritto 3 anni prima. 
C'è qualcosa che mi porta a lui.
Forse il titolo.
Forse il fatto che ho pensato all'augurio che faccio ai miei figli ogni sera.
Forse perchè leggendo, all'interno della copertina viene dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa.
Un amore, un lavoro, un tesoro.
Forse perchè c'è scritto pure che immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti.

Ritenevo che fosse abbastanza per prenderlo e portarmelo a casa.

E' andato al di là della mia immaginazione.

Il libro è bello tutto, ma le prime 30 pagine sono state le più difficili da leggere.
Anche perchè ho capito davvero cosa stava dietro al dolore narrato.
Non nego che mi sono fermata più volte, e alla fine quelle pagine le ho rilette una, due, tre, dieci volte.

All'interno di quelle prime righe ci sono i pensieri e le parole dette con gli occhi di un bambino, 
in un certo senso ci sono risposte a domande che mi sono fatta in tutti questi mesi di malattia, pensando ai miei figli.
C'è la risposta di come un figlio interpreta la malattia della madre.

 "Brutto Male aveva svegliato la mamma durante la notte, ma lei lo aveva pregato di portare pazienza ancora un pò, il tempo di venire a rimboccarmi le coperte"

"Fai bei sogni piccolino."

"Breve riposo dona alla mamma, Signore. Svegliala, falle un caffè e rimandala subito qui. E' mia mamma, capito? O riporti giù lei o fai venire su me. Scegli tu. Ma in fretta. Facciamo che adesso chiudo gli occhi e quando li riapro hai deciso? Così sia."

"Quando aveva smesso di volermi bene?"

"In casa ci dividevamo i compiti: papà la accarezzava con le parole e io le parlavo con le carezze. 
Ma la mamma sembrava non ricambiare nessuno dei due"

"Ignoravo come avrebbe potuto sentirsi una mamma alle prese con Brutto Male.
Abbastanza male di sicuro, per quanto le mamme fossero dotate di risorse inesauribili"

Sono solo frammenti di un libro per me straordinario, anche perchè autobiografico.
E credo che non sia semplice mettere il proprio dolore, soprattutto dettagliato, intimo, su dei fogli di carta.
Anche se sei giornalista e vicedirettore di un giornale come "La Stampa".

Quante volte ho pensato cosa stesse frullando nella testa dei miei figli, che vedevano la mamma andare in ospedale a "prendere le medicine" e poi doveva rimanere a letto una settimana perchè stava male. Senza la voglia di fare un sorriso, di preparare loro una cena, di organizzare un gioco.
Messi di qua e di la per non far vivere quei giorni di malattia.

Quante volte mi sono chiesta cosa avranno pensato quando la mamma è sparita per 4 giorni ed è tornata a casa con un tubicino che le usciva dalla pelle e che era attaccato ad una sacca. (era un drenaggio ma spiegaglielo a loro)

Quante volte mi sono chiesta se mi hanno visto trasformata da quando la parola cancro è entrata in casa nostra.

Quante volte mi sono chiesta se riuscivo a trasmettergli la mia protezione e il mio bene, nonostante tutto.

Quante volte ho visto i loro occhioni guardarmi con un'aria interrogativa come per dire "mamma ma è tutto a posto?" con la speranza di sentirsi dire "Amori miei è tutto ok".

Posso solo dire che loro sono stati la mia priorità.
Il mio obiettivo era proteggerli da tutto questo.

Fate bei sogni piccolini miei, la mamma vi rimboccherà sempre le coperte.

Laura


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