lunedì 31 agosto 2015

Andrà tutto bene... ho il cancro

Oggi voglio parlarvi di Lei: Barbara Baldassari.

Il Giornale di Brescia così la descriveva:

Un inno alla vita. Una sfida, nei confronti della paura, della malattia, della sofferenza. E la volontà di lottare, consapevole che i medici e le terapie arrivano fino ad un certo punto; da lì in poi, tu puoi fare la differenza.
«La puoi fare con il tuo atteggiamento che non è solo quello di affidarti, ma di combattere insieme per vivere e prendere a testate il "bastardo", quel tumore che si è annidato dentro di te e che voleva rallentare la tua vita» spiega Barbara Baldassari, autrice del libro «Andrà tutto bene...ho il cancro» edito da Marco Serra Tarantola per Esa, Educazione alla Salute Attiva.
Barbara si è raccontata, bella e sorridente, nell’atrio dell’Oncologia dell’Ospedale Civile. Al suo fianco, Nini Ferrari, presidente di Esa, l’Associazione fondata sette anni fa per sensibilizzare le donne alla cura della loro salute, con particolare attenzione alla prevenzione del tumore al seno in età giovane.
(credits:giornaledibrescia)

Che dire...
credo fermamente sia stata una perla preziosa per chi ha avuto la fortuna di conoscerla e viverla.

Ha cercato di tirare fuori il meglio che poteva da quello che era diventato il suo mondo: la malattia.

Dall'inventarsi una bacheca nel reparto di oncologia dove ognuno poteva lasciare pensieri e parole, all'arrivare 2 giorni prima di Natale e decidere di recarsi in ospedale insieme al suo amico Pier per fare gli auguri a tutti, fino a lanciarsi con il paracadute per toccare con mano cosa volesse dire davvero VOLARE...

E' tutto nel suo libro.
Tante sono le cose che mi hanno colpito leggendolo e onestamente se dovessi riscriverle tutte... praticamente scriverei il libro intero.

Ho visto i miei pensieri scritti su carta.
Ho sentito sulla pelle come, anche per lei, la musica ha un ruolo fondamentale ed accompagna momenti di vita unici ed indimenticabili.. e come certi testi entrano nelle pieghe dell'anima.

lunedì 24 agosto 2015

Avrò cura di te

  Non posso dire di aver letto questo libro tutto d'un fiato... anzi, l'ho cominciato e ricominciato diverse volte, perchè la pausa tra una lettura e l'altra era prolungata da diversi motivi. Avevo perso quasi l'entusiasmo... poi però mi sono imbattuta in parole che hanno toccato il profondo... e ho capito che non avevo sbagliato libro nemmeno questa volta....
E quindi, come mi capita sempre mentre ho tra le mani un libro, ho preso in mano la matita e mi sono segnata le frasi che più mi hanno colpito...

"Non posso impedirti di inciampare. 
Però posso medicare il tuo piede ferito. 
E prenderti in braccio, fino a quando non sarai in grado di camminare sulle tue gambe" 


"Amarsi è l'opera d'arte di due architetti dilettanti di nome Io che, sbagliando e correggendosi a vicenda, imparano a realizzare un progetto che prima non esisteva. Noi"


"Le scelte di paura sono sbagliate persino quando si affacciano alla mente con il volto del buon senso"


"Immagina di avere un'antenna invisibile che ti connette con tutto l'amore  e il dolore dell'Universo. L'antenna è una sola e capta entrambi i segnali. Puoi decidere di staccarla, ma allora non sentirai più nulla: nè sofferenza né gioia. Oppure puoi tenerla accesa. E' questa la scelta di coraggio che ogni essere umano è chiamato a compiere nel corso della vita: aprirsi all'amore, a costo di provare il dolore"


"Ti sei mai chiesta perchè le corde suonano? 
Fanno resistenza alla pressione. 
E' da quella resistenza che nasce la musica.
 Come nella vita: 
è dalla capacità di resistere alla pressione 
che nascerà la tua musica migliore"


"Tutti abbiamo un dolore da attraversare, 
ma molti si rifiutano di intraprendere il viaggio 
e altri tornano indietro o si fermano a metà del guado. 
Perdono tempo a fissare il passato.
Esiste un solo modo per attraversare il dolore. 
Accettarlo e andare oltre. 
Serve un atto di fede nella vita.
La ricompensa sarà l'isola del tesoro: 
la scoperta di una parte sconosciuta di se stessi"


"Chiunque affronti il percorso troverà in agguato un chilometro di piombo, 
durante il quale i pensieri si appesantiscono assieme alle gambe 
e la mente si rifiuta di sopportare il dolore: 
vorrebbe soltanto arenarsi al bordo della strada.
In quel momento il maratoneta decide se ritirarsi o resistere.
La crisi lo sovrasta  e nessuno in coscienza può dirgli quando finirà. 
Ma l'atleta fa una scommessa con il proprio destino 
e rinvia la resa di un metro, di un altro, e poi di un altro ancora: 
finchè le gambe ricominciano a respirare un'aria più leggera. 
Tagliato il traguardo, scoprirà che il chilometro di piombo lo ha trasformato.
 Avendo oltrepassato la morte, è diventato immortale"


"Chi resta fermo ad aspettare che la vita gli restituisca ciò che gli ha tolto 
otterrà soltanto rancori mescolati a rimpianti"


"Noi siamo il sogno che dà un senso a tutto.
Le tormente della vita lo scompigliano di continuo, eppure dobbiamo resistere.
Quando ci sfugge di mano, dobbiamo riprenderlo con dolcezza, 
riscoprire cosa ne è rimasto e quanto ne resta da costruire.
Tutto è giusto e perfetto, per quanto tutto intorno a noi ci ricordi l'ingiustizia e l'imperfezione.
Non si tratta di perdonare, ma di accettare e ringraziare: 
se possibile, restituire.
Da sempre avanziamo controvento, 
come equilibristi sospinti a camminare sul filo da un desiderio irresistibile di pienezza. 
Nonostante i nostri limiti, 
siamo il destino che abbiamo scelto e che ci ha scelto.
Puoi ancora decidere di scappare e chiamare cambiamento la tua fuga. 
SE PERO' CONTINUI A CREDERE IN QUESTO SOGNO,
SAPPI CHE ARRENDERTI ADESSO VORREBBE DIRE ARRENDERSI SEMPRE:
con chiunque altro, per tutta la vita."




... E adesso donne 
prepariamoci a RESISTERE e a NON MOLLARE... 
per VIVERE...


Un bacio a tutte 
Laura

venerdì 21 agosto 2015

21 agosto 2014

Accadeva esattamente un anno fa....

21.08.2014
Ultima chemio... 

E io quel giorno ho festeggiato!!!




Giorno di grandi emozioni...



Tante cose sono successe da quel giorno.
Alla fine il blog che avevo in testa, l'ho aperto davvero mettendo la mia "pelata" in piazza.
Il racconto che avevo in testa l'ho scritto.
Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso delle persone speciali e le porto davvero tutte nel cuore.
E so che il futuro mi riserverà ancora molti incontri straordinari.
Tutto è cambiato... 
ti misuri con gli occhi dell'anima e tutto assume un peso diverso.

Credo si chiami cambiamento. 
Io voglio considerarlo come una risorsa.
Almeno ci provo.

Un bacio a tutte.
Laura

lunedì 17 agosto 2015

Un'emozione per AIL


E' passato un pò di tempo, ma voi sapete che le cose io le devo metabolizzare, 
poi con calma posso condividerle con il resto del mondo.

Oggi vi parlo di una storia straordinaria, 
di una Donna straordinaria, 
di una Bambina straordinaria, 
di una Famiglia straordinaria... 

La storia straordinaria è una storia di malattia.

La Donna straordinaria è Gloria che si è fatta portavoce di AIL ed ha organizzato un evento meraviglioso a favore della associazione, riportando la personale esperienza vissuta dalla figlia.

La Bambina straordinaria è Gioia, malata di leucemia.

La famiglia straordinaria è la loro: Beppe, Gloria, Gioia, Gaia. Perchè alla fine una malattia colpisce tutta la famiglia.

Il resto leggetelo dalle parole di Gloria condivise con noi proprio in quella domenica 10 maggio a Jesolo - Teatro Vivaldi....


GENNAIO 2006
Era quasi mezzogiorno, circa le 18 ora italiana, quando mia mamma mi ha chiamata sul cellulare di mio fratello e con voce preoccupata mi ha detto "devi tornare subito a casa, ricoverano Gioia all'ospedale di Thiene e domani la vogliono portare a Padova". 
Il mondo si è fermato e un macigno gigantesco mi è caduto addosso. "Arrivo subito" le ho risposto e poi sono scoppiata a piangere. 
Io e mio marito Beppe eravamo dall'altra parte del mondo, in Sud America, nel nord dell'Equador, a 8 ore di pullman dall'aeroporto più vicino e a 15 ore di volo dall'Italia. 
Non so come, ma mio fratello è riuscito a farci salire sul volo delle 17 dello stesso giorno e la sera del giorno dopo, sono entrata per la prima volta in vita mia, nel reparto di Pediatria di un ospedale.
Ho riabbracciato la mia bimba di quasi 8 anni, che quasi stentavo a riconoscere: prima della nostra partenza l'avevo lasciata magrolina ma sana e ora mi ritrovavo una bambina sottopeso di neanche 25 chili, con un pallore impressionante e due occhiaie profonde. 
L'aspetto contrastatava però con il suo umore perchè Gioia era felice e diceva di stare bene, non aveva nessuno dei sintomi comuni della malattia: niente febbre, niente stomatite, niente petecchie, solo tanti ematomi in giro per il corpo, un pò di mal di gambe e tanta voglia di giocare e ridere come tutti i bambini di otto anni.
I medici mi spiegarono la situazione e le fecero il primo prelievo di midollo osseo. 
Lo ricordo come se fosse ieri perchè prendevo in braccio la mia piccolina e mentre la coccolavo e cullavo iniziai "il gioco", quello che sarebbe diventato il nostro RITO ad ogni prelievo...
Ridendo infatti le sussurro ... "Gioia, mi raccomando, LONTANO DALLA..." e mentre lei chiudeva gli occhi perchè la sedazione iniziava a fare effetto, mi sorrideva e rispondeva "luce"... 
"si amore, stai lontano dalla luce..."

Purtroppo l'esito fu tremendo: 
LEUCEMIA LINFOBLASTICA ACUTA TIPO C.

Non lo volevo nemmeno imparare questo nome, non capivo nulla di quello che mi dicevano i dottori e non volevo imparare a parlare come loro, non sapevo nemmeno cos'erano i bianchi, i neutrofili, come si leggeva un emocromo... io vedevo solo tante stelline di fianco ai valori degli esami. 
Volevo soloro riportare a casa la mia bambina e continuare la nostra vita. 
Invece ci hanno portato a Padova, nel reparto di Oncoematologia Pediatrica.
L'arrivo fu una delle cose più terribili che io abbia mai vissuto... 
Entrare in quel reparto, la prima volta è stato come scendere all'inferno,
 non ci sono vie di scampo o uscite di sicurezza. 
Lì o si guarisce o si muore. 
E' questo che senti.

C'erano tanti bambini ricoverati, tutti senza capelli, tutti attaccati a delle pompe con strani liquidi, pompe che portavano in giro come fossero un altro pezzo di loro stessi, e poi c'erano delle mamme con in braccio i loro figli nati da pochi mesi, piccolissimi... anche loro attaccati alle pompe.

Ma poi con il passare delle ore e dei giorni, tutto cambia e essere calvi diventa la normalità, indossare la mascherina, fare i lavaggi e le medicazioni al catetere, leggere un emocromo, parlare con i dottori e capire quello che dicono diventa NORMALE.
La vita della famiglia ruota SOLO attorno alle date dei prelievi, dei day-hospital, dei ricoveri, programmati per le terapie, o d'urgenza per valori che non vanno bene.
 La borsa sempre pronta, l'ospedale la tua seconda casa.
Ora ricordiamo solo i momenti belli del nostro "viaggio" ma sono stati molti anche quelli difficili, quelli che ti porti dentro e che a volte non vuoi tirare fuori per non soffrire.
Ricordo con commozione la prima sera, in ospedale a Thiene quando Gioia ha recitato la preghierina che a casa dicevamo tutte le sere: "grazie Gesù per la bella giornata che abbiamo passato e fa che domani lo sia ancora di più". 
L'ha sempre recitata...
 quante cose ci insegnano i bambini.

La forza e la voglia di ridere non l'abbiamo quasi mai persa. Abbiamo imparato a cercare il lato positivo delle cose, per esempio per la CADUTA DEI CAPELLI: si fa prima a lavarli e soprattutto ricresceranno RICCI! Gioia ama i capelli ricci, li ha sempre desiderati, ma invece le sono ricresciuti, sicuramente più belli di prima ma anche più dritti!! Ci ha sempre fatto ridere tanto questa cosa. Lei diceva "ma com'è che a tutti crescono ricci e io che li voglio tanto ma tanto ricci, crescono dritti??"
Una volta, dopo l'ennesimo ricovero in pediatria a San Donà di Piave (la nostra seconda casa) ho sbottato: "non voglio rimanere qui, voglio andare a casa, sono stanca di stare in ospedale!" Lei mi ha guardato e con una calma immensa mi ha detto "dai mamma, trova il lato positivo, domenica vengono i clown!" . 
Era solo mercoledì sera!
Oh, in questo gioco è diventata una vera campionessa!!!

Ovviamente di cose difficili ne sono successe tante. L'allergia ad un farmaco con le ovvie complicazioni, la polmonite che ci ha fatto tremare perchè pensavamo di perderla, l'asparaginasi, puntura micidiale e ciclica vero terrore di tutti i bambini perchè brucia da morire, la difficoltà di camminare e di prendere 15 pastiglie al giorno... ma Gioia è stata grande anche in questo: ogni pastiglia aveva un nome, Rosetta era la sua preferita! Abbiamo messo dei nomi un pò a tutto, il carrello della pompa, debitamente addobbato coi tanti regali che arrivavano, era Carry e la bacinella per il vomito (che nei primi giorni ci accompagnava ovunque) si chiamava Baci.

Ogni momento difficile è stato superato grazie all'aiuto dei medici, del personale infermieristico, dei volontari che operano all'interno del reparto e anche grazie alle altre mamme. 
Mamme che ti danno coraggio, perchè la gioioa di una è la gioia di tutte e il dolore di una è il dolore di tutte le altre
 ma soprattutto con l'amore, il sostegno e l'unione della famiglia.
E non parlo solo di Beppe e Gaia, ma anche dei miei fratelli e sorellle, dei miei cognati... dei nonni...

Il senso di tutto questo non lo capiremo probabilmente mai, siamo certi di aver fatto un'esperienza atroce eppure di rara bellezza, in cui siamo riusciti, nonostante tutto a far passare a nostra figlia 2 anni di terapie in modo sereno. Due anni che Gioia, in un tema delle medie riassumeva così: "tutti mi dicono che deve essere stato terribile passare tutto questo, ma non è niente vero. Ho perso molti amici a cui voglio ancora bene e ho dovuto maturare velocemente, anche se avevo solo 8 anni, ma ho passato anche i momenti più belli della mia vita: i pizza-party in ospedale, le sfide coi carrelli porta pompe, le gare a UNO o con i DS, i film guardati assieme agli amici e le notti passate a chiacchierare con le infermiere e a mettere i cateteri alle mie bambole, i ritrovi al Day-hospital... sono state cose stupende. 
Basta avere sempre il sorriso, trovare il lato positivo delle cose, ma soprattutto avere la forza di combattere e non mollare mai"

Cosa possiamo volere di più? Forse non abbiamo diritto di chiedere null'altro alla vita, avendo ancora nostra figlia qui con noi. Ci rimane la consapevolezza e l'impegno che ci siamo presi di continuare ad insegnare alle nostre figlie Gioia e Gaia quanto è preziosa la vita e che va vissuta pienamente, al 100 x 100!

Lo dobbiamo a tutti i nostri amici, piccole grandi stelle che brillano nel cielo e che ci accompagnano da lassù...

Gloria


Io credo che dopo questo racconto le mie parole siano davvero un surplus.
Voglio ringraziarti Gloria per aver condiviso questa "esperienza atroce e di rara bellezza" con noi.
Credo fermamente sia di grande lezione ed insegnamento.
Ci siamo sentite più volte per fare questo post, e la tua disponibilità è stata immensa.
Hai fatto pervenire nella mia casa il tuo racconto e il video (che purtroppo mi rammarico non essere riuscita a caricare), come fossi un'amica di sempre.
E anche per questo ti ringrazio.
Ci tenevo molto a raccontarvi.
Siete speciali.

Buona vita 
a te e alla tua famiglia.

E voglio lasciarti come ci hai lasciato tu a fine spettacolo con i cartelloni portati dai bambini:

GUARIRE SI PUO'

Con immenso affetto.
Laura

venerdì 14 agosto 2015

Fermati un attimo


Quando stai per mollare, 
fermati un attimo 
e pensa al motivo 
per il quale hai resistito fino ad ora.
Pensa alla meta, 
non a quanto sia lungo il tragitto.
Rimboccati le maniche 
e non aver paura della fatica.
Guardati allo specchio 
e riconosci quel sognatore che eri e che ti sta di fronte, lotta e combatti.
E, quando ciò che desideri sarà tuo, 
porta una mano al cuore 
e sentirai in ogni singolo battito 
l'eco di ognuno dei passi che hai compiuto.
E se avrai qualche cicatrice, 
non preoccuparti, 
non c'è vittoria senza una ferita di guerra. 
Non c'è arcobaleno senza la pioggia.


(credits: web)

Buona giornata
Laura


lunedì 10 agosto 2015

Il valore di un centimetro

Centimetro: unità di misura di lunghezza, pari alla centesima parte del metro.

Questa la definizione.

Ma qual è il vero valore di un centimetro?

Un centimetro 
di una strada lunga 300 km 
che ti riporta nelle tue montagne, dalla tua famiglia... 
non è niente.

Un centimetro di corda per un aquilone... 
non è molto.

Un centimetro in un filo d'erba che cresce ... 
è tanto.

Un centimetro di capelli su una testa pelata.... 
E' TUTTO!
 
Cosa rappresenta?

Rappresenta la fine di un percorso pesante

Rappresenta l'inizio di un nuovo "io"

Rappresenta il dover combattere ogni giorno con quello che la malattia ti lascia

Rappresenta la presa di coscienza che non sarai mai più la stessa persona

Rappresenta il riconoscere che il tuo fisico esce provato da questa esperienza

Rappresenta la straordinaria, meravigliosa consapevolezza che non è poi così scontato pensare di avere il diritto di rimanere in questo mondo.

Rappresenta L'AMORE per la VITA.

Un bacio a tutte.
Laura


venerdì 7 agosto 2015

L'altra faccia del cancro - Ornella Facchinetti

 Che dire... 
mi fa sempre un gran piacere quando posso raccontare la storia di qualcuno, perchè resto sempre affascinata quando una persona trova la forza dentro di se per far fronte ad ostacoli invalicabili. 
E credo che ci sia sempre da imparare nella vita...
Oggi voglio parlarvi di Lei... Ornella.

"Costa Volpino" è il suo paese.
"Araberara" invece è il giornale locale delle nostre zone.
Cosa c'entra tutto questo?
Adesso ve lo spiego...
Costa Volpino in qualche modo è legato alla mia infanzia. Un paese attraversato quasi ogni domenica da bambina, per raggiungere la cascina che avevamo proprio nelle montagne di fronte al paese... 
E Araberara è il giornale che mi diverto sempre a leggere quando torno nelle mie montagne a trovare la mia famiglia.

Un giorno però "Araberara" si è fatto 300 chilometri di macchina per raggiungermi, perchè mia mamma voleva farmi leggere un articolo che parlava di Lei, Ornella, e di tante altre donne colpite dal cancro al seno.

"L'altra faccia del cancro"
così si intitolava l'articolo.
E parlava di Lei e di altre 10 donne che si sono fatte fotografare durante e dopo la chemioterapia.

Di seguito qualche tratto dell'articolo.

"La femminilità non muore mai, nemmeno durante la chemio. E questa non è una storia triste. Macchè. E' la storia di una donna che continua a sentirsi donna anche durante i cicli di chemio, anche quella sera che si è seduta sul divano e ha sentito degli aghi in testa, ha passato la mano sui capelli e i capelli le restavano tra le dita, a ciocchi. E' la storia di una donna che la mattina dopo si è guardata allo specchio, è andata dalla parrucchiera e si è fatta rasare a zero quello che era rimasto. Per ripartire da lì, da quel paio di occhi pieni di vita, da quel viso dolce e intenso che ha soltanto cambiato pettinatura. E basta"

"Il ciclone arriva tutto assieme, una volta sedta davanti al medico. Parole che sembrano sassi lanciati da fionde che colpiscono il corpo, ma mica l'anima, quella Ornella la tiene salda, così come il cuore, con quella si esce da tutto, sempre o quasi...
.... Ornella, incassa, va a casa, ci pensa e decide che per vivere bisogna... vivere non pensare. 
E così fa" 

"Ornella e il cancro: che anche se non vuoi la vita te la cambia, è inutile pensare il contrario. Ti cambia tutto. Ma non ti toglie vita, questo bisogna ricordarselo, anzi, forse te ne dà di più, perchè non dai più nulla per scontato, lotti, vivi ogni attimo, te la prendi di meno per alcune cose, insomma, la vita prende il sopravvento su tutto"

"Dopo 17 giorni dalla prima chemio, sentivo gli aghi in testa, che spingevano, ho messo le mani nei capelli e mi sono scesi, li avevo in mano, tutti"

"La prima volta che sono andata al centro commerciale a fare la spesa la gente mi guardava come un extraterrestre, ma un extraterrestre mi sarei sentita con la parrucca, non così. Mi sono guardata allo specchio, ero ancora io, e andava bene così"

(tratto dall'articolo di Aristea Canini - Araberara)

 Dopo uno scambio di messaggi, ho chiesto a Ornella se voleva dedicare due minuti del suo tempo e scriverci due parole.
E lei mi ha inviato questo:

"Eccomi qua ..
una storia la mia come tante.
 Settembre 2013 intervento... carcinoma invasivo B5..quadrantectomia . .cavo ascellare 14 linfonodi ..secondo intervento ottobre ..allargamento x cellule microscopiche e dulcis in fondo 6 cicli chemio e 30 radio ..duretta. 
Però sono qua.
Questo è quello che conta.
 Felice di esserci...
la forza che comunque arriva. 
Si vede il mondo con occhi diversi.
Persone con occhi diversi.
E si ringrazia x esserci.
E' fondamentale non mollare qualsiasi cosa accada.
Certo la paura ci fa spesso compagnia ..ma normale ..non è un influenza.
Ma la positività fa da padrona...
sempre!
Un abbraccio a chi sta per intraprendere questo percorso e chi come me lo ha gia vissuto ..♡"



Che posso dirti Ornella?
Grazie. 
Grazie per la disponibilità.
Grazie per la positività che trasmetti sempre.
Grazie per dare forza a tutte le tue "compagne di viaggio"
Grazie per averci dedicato le tue dolci parole.

Molto fiera e onorata di averti raccontato.

Laura


lunedì 3 agosto 2015

Aggiungi un posto a tavola

Il post di oggi vi deluderà un po' lo so già.

Non sono qui per raccontarvi di una giornata trascorsa con qualcuno che mi fa stare bene...
Oggi volevo solo raccontare in maniera sempre un po' singolare cosa succede ad un malato oncologico....

Succede che quando ti viene diagnosticato un cancro, 
ti cade il mondo addosso, 
perdi i punti di riferimento, 
capisci che sei un ospite in questa vita 
e che il tuo posto a sedere non è sempre garantito!
Succede che ti ritrovi in un vortice di visite, 
esiti, operazioni, giri in ospedale, 
terapie: 
chi ogni 21 giorni, 
chi settimanali, 
chi per 48 ore di seguito, 
chi per 3 ore, 
chi in day hospital, 
chi con ricovero... 
ce n'è davvero per tutti i gusti...

Poi finisci le terapie e sembra che sia finito tutto!!!
Chi deve tenere le antenne alte si ritrova con controlli ogni 3 mesi, chi ogni 6. 
Chi, come nel caso del cancro al seno (di altri tipi di cancro non sono informata in merito) si avvelena ogni giorno con terapie ormonali e punture varie.

Succede che  le persone al di fuori vedono che ti ricrescono i capelli, magari vedono che ritorni fisicamente come eri prima, ti incontrano più di frequente... e il responso è scontato: 
è guarita dal cancro!!!

Quello che voglio dire è solo questo... 
io, e so che posso parlare anche per altri, 
potrei tranquillamente aggiungere un piatto in più sulla mia tavola, 
apparecchiare per 5 e non più per 4, 
utilizzare le stoviglie di tutti i giorni, non quelle "per le occasioni speciali", 
potrei preparare le lenzuola piegate su un lato del letto per accogliere anche lui, non solo i miei figli, e di conseguenza potrei rimboccare le coperte anche a lui, 
potrei preparare piatti prelibati anche a lui, 
potrei prestargli le mia scarpe da ginnastica per farlo venire in palestra con me, 
potrei regalargli un computer per portarlo al lavoro con me, 
potrei iscriverlo in autoscuola per prendere la patente e farlo guidare con me, 
potrei fargli fare tutto.... 

perchè ormai fa parte di me e della mia famiglia... 
potrai anche avere gli esiti a posto, ma non andrà mai via la sensazione di vivere sospesa tra un follow up ed un altro.

Potrai essere la persona più positiva e sorridente del mondo ma... 
NIENTE PIU' UGUALE SARA', MAI!

Quello che le persone fuori vedono è solo 
la nostra capacità di adattamento, di sopravvivenza e di speranza ,
 doti (se così vogliamo chiamarle) 
che siamo state chiamate a scovare per poter andare avanti... 

Poi ci saranno
giorni più felici, 
giorni più tristi, 
giorni malinconici, 
giorni euforici, 
giorni rilassati, 
giorni stressati ...
 ma non si dimentica mai di avere avuto un cancro 
perchè alla fine anche solo l'idea, 
ci accompagnerà per sempre....

Un bacio a tutte
Laura