domenica 29 maggio 2016

Una scelta.


Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, 
ma arrivano 
e dopo non sei più uguale.
A quel punto le soluzioni sono due: 
o scappi cercando di lasciartele alle spalle 
o ti fermi e le affronti.

Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia,
 e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male.

(Giorgio Faletti)





Un bacio a tutte.
Laura


domenica 22 maggio 2016

Un cancro e il suo punto di vista

Buongiorno a tutte. Questo è un piccolo progetto a cui tenevo tanto... diciamo che ho guardato le cose da una prospettiva diversa.
E' un racconto lungo, prendetevi 20 minuti di tempo... Buona Lettura.




So esattamente quando sono arrivato da Lei! No, non mi serve una data! Ricordo il momento: Lei era così presa con la sua vita di sempre: gli impegni di ogni giorno, quelli quotidiani, svegliarsi alle prime luci dell’alba, portare i figli a scuola, andare a lavorare, riprenderli da scuola per portarli a fare un’attività sportiva, gestire i vari malanni della piccola, crearsi ogni giorno un piccolo progetto creativo, andare in palestra, organizzare una serata con le amiche o progettare una cenetta con il marito, organizzare la festa della Prima Comunione del suo ometto, ritagliarsi il tempo per andare al concerto del suo idolo, organizzare il compleanno della sua principessa … e perché no, investire del tempo per  il tanto sospirato e atteso blog che lei e sua sorella avevano deciso di aprire.
Ecco io sono arrivato in quel momento!
 Mi sono nutrita di Lei per quasi un anno. Che meraviglia! Nessuno che sa della tua presenza e tu che puoi agire come vuoi. Non c’è prezzo a tutto questo.
Una sera, anonima per molti, ma non per me, Lei va a farsi la doccia, esausta da una domenica piena di emozioni trascorsa con suo marito e i suoi figli e terminata con la gustosissima pizza fatta da lei come ogni domenica sera e mangiata rigorosamente davanti al divano con le immancabili compagne di viaggio: birra e coca cola. L’acqua scorre lenta sulla sua pelle, calda e fumante, un piacere che scalda il cuore. D'altronde siamo a febbraio, va beh che vive al mare, ma fuori è inverno pieno! E poi, così in maniera imprevedibile MI SENTE! Ma come! Ero stato così bravo a nascondermi sotto il suo seno! Come ha fatto! E poi mi sono reso conto che erano passati mesi dal momento che ero arrivato da Lei, e, avendo piede libero, mi ero nutrito in maniera così ingorda, che ero diventato grande! E lei mi ha beccato!
Sempre con i nervi saldi, esce dalla doccia, si asciuga e continua la sua routine normale di tutte le domeniche sere. Mette a letto i bimbi, prepara i vestiti per il lunedì mattina, dà una controllata alla cartella del suo ometto e della sua principessa e poi risistemando qua e la casa, dice a suo marito che dovrà andare dal medico per farsi fare un controllo perché ha sentito qualcosa sotto il seno, ma sicuramente è una ciste.
Che insulto definirmi una ciste!
Inizia la settimana e via di impegnative: visita senologica, ecografia e mammografia. In una settimana fa tutti gli accertamenti del caso ma con l’ecografia finalmente capisce quello che non sono: una ciste.
Bisogna fare un ago aspirato urgente. Mentre mi chiedevo cosa fosse un ago aspirato mi sono sentito bucare con un aggeggio appuntito. Dovevano portare via un frustolo di tessuto. Ma era il mio tessuto. Ma ero io!
Siamo tornati a casa, io dolorante perché avevano portato via un pezzettino di me, Lei dolorante nell’anima, stranita e senza parole.
Passano pochi giorni e arriva il sabato 1° marzo. Di solito i suoi sabati erano scanditi da compiti con l’ometto, progetti creativi per la principessa, sistemazione casa. Non l’ho mai vista prepararsi per uscire di sabato mattina. Invece vedo che sta facendo proprio quello. Il marito è con lei, mah, non capisco.  E poi mi ritrovo nello stesso ospedale dove mi hanno tolto il frustolo. Un po’ di attesa e sento tante parole. Domande, risposte, silenzi, parole, parole, parole, parole, parole, parole...  E alla fine ho capito: mi avevano identificato per bene!
Tumore, cancro, carcinoma, di tipo lobulare, multi centrato.
Eh ma cavoli ma esiste tutta sta tecnologia!!! Un po’ di privacy no!?! Mi sono sentito nudo!!! E privo di potere!!!
Torno a casa, stavolta stranito ero io! Adesso sapeva della mia presenza e quindi doveva scattare la fase due! Sperare che si abbattesse e si disperasse come non mai, per poter agire come prima e avere sempre il mio super potere!
E così è stato. L’ho vista versare le sue lacrime, tutte, sino all’ultima; anzi tante volte anche lei pensava fossero le ultime e poi ne ritrovava ancora! L’ho sentita ripetersi all’infinito “Perché proprio a me!!! Perché!”. E io ero felice, ce la stavo facendo, era tutto direttamente proporzionale: più Lei si disperava, più io acquisivo potere!
Poi l’idillio è finito! Ad un certo punto l’ho sentita pronunciare queste parole: “l’unica che può trasformare un macigno in una piuma sono io!!! Lo devo per i miei figli, per mio marito, per la mia famiglia ma soprattutto per me stessa!
E le quattro lacrime che ancora aveva sul volto, le ha prese e trasformate in energia!
E  per me è stata proprio l’inizio della fine!
I giorni a seguire sono stati scanditi da visite ed appuntamenti, sino ad arrivare a martedì 1° aprile: il giorno in cui si è liberata di me.
Mastectomia mammella destra con svuotamento cavo ascellare.
Ma come succede sempre in questi casi, Lei poteva anche liberarsi fisicamente di me, ma l’incubo non poteva andarsene perché potevo aver fatto danni ovunque nel suo corpo.
E infatti è stato un mese di attesa: infinita, sfiancante, sfibrante attesa.
Io ne ero solo che felice, perché speravo che tutto questo la rendesse debole, e invece intorno a Lei si era instaurata una fitta rete di calore, amore, amicizia, conforto, da far venire i brividi e lasciare senza parole!
E piano piano mi sono reso conto che forse non era stata una grande idea arrivare da Lei.
Non cedeva, manteneva il controllo, gestiva tutto con una sobrietà da rendere irascibili. Aveva accanto a se persone meravigliose.  Mi sono pure detto che nel corso della sua vita era stata molto brava a selezionarsi le persone con cui condividere la sua presenza su questa terra.
Non ce n’era uno che sbagliava un colpo.
Gli amici lontani, la massaggiavano continuamente, mattina e sera, anche solo un cuoricino su sto diavolo di telefono.
Gli amici di ogni giorno le hanno fatto capire da subito che avrebbero portato il macigno (così ogni tanto venivo definito) insieme a Lei, per renderlo più leggero. Speravo ogni tanto si dimenticassero di Lei ma nemmeno loro hanno sbagliato un colpo.
La mattina si trovava dei piccoli pensieri sull’uscio di casa, lasciati lì per dimostrarle che non era sola,  ovviamente non sto nemmeno a dire che tutto ciò accadeva in giorni particolari in cui doveva succedere qualcosa: un esito, una chemio e chi più ne ha ne metta.
Poi è arrivato il momento del “CUORE DELL’AMORE”. Sua sorella in visita da Lei una domenica mattina, Le apre la porta di casa e si presenta con un enorme cuore in cui sopra incollati c’erano i ricordi di una vita intera.
La sorella aveva chiesto a tutti quelli che la conoscevano (amici lontani, vicini, zii, cugini, suoceri, etc, etc) se volevano lasciarle un messaggio, un pensiero. La risposta a questa proposta è stata devastante!
Il cuore era enorme perché i messaggi, le foto, le poesie che le sono arrivate erano tante, tantissime! Per un attimo ho pensato di essermi nutrito di una persona famosa. Io non ho mai visto una cosa simile!
L’ho vista versare lacrime mentre leggeva,  ma ho capito subito che erano le lacrime del CORAGGIO, della FORZA, della TENACIA, dell’OSTINAZIONE, della CAPARBIETA’: LE LACRIME DI UNA GUERRIERA!
Ce l’avevano fatta! Quella fitta rete di amore, amicizia, l’avevano resa invincibile, un super eroe!!!! Una WONDER WOMAN!!!!!
Ma forse avevo ancora una chance. Doveva arrivare l’istologico con cui avrebbero certificato cosa avevo combinato nel suo corpo. Forse avevo ancora una carta da giocare.
E l’istologico è arrivato!
Ho sentito echeggiare parole come: “non era in fase iniziale”… “4 tumori nella mammella”… “2 cm, 1,7 cm, 4 mm, 1,2 mm”… “questo stava camminando” … “3 linfonodi su 17 in metastasi”, etc, etc…
“Siiiiiiiiii” ho detto io finalmente! Avevano capito di che pasta ero fatto! Non c’era “cuore dell’amore” che tenesse! Questo sono: un mostro che arriva a devastare le vite altrui! Non chiedo permesso, non ho sentimenti, sono avido e scaltro come pochi e mi nutro della vita degli altri fino a distruggerla, disintegrarla!
L’ho vista fare il viaggio verso casa in completo ed assoluto silenzio. Non serviva arrivare alla visita dall’oncologo per capire che avrebbe dovuto fare chemioterapia, che avrebbe perso i capelli e soprattutto che sono un brutto mostro!
Adesso si doveva cedere. Doveva per forza disperarsi! E io avrei preso il sopravvento su di lei e avrei ripreso i miei poteri! Oh siiii…
L’ho vista per qualche giorno assorta nei suoi pensieri: meditava, pensava, si perdeva. Ho creduto non trovasse risposta a tutte le sue domande e quindi aspettavo le sue lacrime e a seguire il suo grande crollo! Fremevo per questo!
Poi il sabato 3 maggio, seduta a fare colazione con suo marito e i suoi figli, inizia a parlare.
Racconta ai suoi bambini che quando ha fatto l’operazione per togliere i sassolini che aveva sotto il seno, uno si è frantumato in tutto il corpo, e non potendo fare un taglietto per toglierlo, avrebbe dovuto prendere delle medicine, date solo in ospedale con una flebo, le quali avrebbero agito in tutto il corpo e avrebbero distrutto quel sassolino frantumato.
Purtroppo però, essendo medicine “fortissimissime”, c’era un piccolo problema: avrebbe perso i capelli.
A quel punto il suo ometto, ormai quasi 10 anni, ha iniziato a sorridere quasi incredulo!
Lei imperterrita, continua nel suo discorso, preparato tutta la notte, e dice ai suoi bambini che erano molto fortunati, perché nessun loro compagno avrebbe potuto rasare a zero i capelli della propria mamma, mentre loro avevano questa opportunità!
Il suo ometto allora guardando il papà esulta dicendo che avrebbero potuto farle la testa alla Balotelli… e giù un sacco di risate tutti e quattro!
STOP! 
Eh no!!!” mi sono detto. Ma che diavolo sta facendo!?! Io sono qui che aspetto da mesi che cada come un pero cotto  e questa mi minimizza la tragedia e me la fa diventare un gioco!?! Ma chi è sta qua e come si permette!?!
Ricomincia a parlare e sento che mette ai voti una scelta. Spiega ai bambini che ovviamente la mamma non può girare con la sua testa pelata, perché se no si scotta, e chiede ai bambini se preferiscono che la mamma abbia una parrucca o metta sulla testa foulard e cappelli. All’unanimità vengono scelti foulard e cappelli anche perché il suo ometto e la sua principessa le ricordano che Lei adora foulard e cappelli e adesso è arrivato il momento di metterli per davvero!
Poi altro problema: racconta ai bambini che Lei è stanca di chiamare “sassolini” quelle cose che erano dentro di lei e chiede di poter cambiare nome.
Dopo una miriade di nomi, nomignoli, viene coniato il mio nuovo nome “ Bi.Di.eSSe. Rompi Bolle”
“Banda Dei Sassolini Spritz Rompi Bolle”
STOP!!!
Eh no!!! Quando è troppo è troppo!” Mi sono detto: non è possibile accettare tutto questo! Nella scala delle tragedie arrivo appena prima della morte e questi 4 personaggi in un sabato mattina mi hanno declassato ad una malattia da quattro soldi! Una sorta di raffreddore! NO, NO e NO!
Ero arrabbiato nero! Ma poi mi sono reso conto che non era tanto per il nomignolo dato ma per la Sua reazione. Non aveva avuto il crollo che io tanto aspettavo e desideravo. Mi aveva fregato!
Nei giorni a seguire l’ho vista recarsi in ospedale e farsi avvelenare da una miriade di sacche e flaconi in flebo e NON E’ CROLLATA!
L’ho vista farsi rasare i capelli dai suoi figli e da suo marito, e NON E’ CROLLATA!
Anche perché anche suo marito, mannaggia a me,  non ha sbagliato nemmeno quella sera.
Per non smentirsi, in quell’episodio dopo averle rasato i capelli insieme ai bambini, l’ha guardata negli occhi e le ha detto “posso solo regalarti i miei capelli stasera amore mio” . Le ha dato in mano il rasoio e le ha fatto tagliare i suoi capelli medio/lunghi e la sua barbona vintage, anni 30 che Lei adorava tanto.
In quel momento ho gettato la spugna e ho dichiarato fallimento!

HA VINTO LEI!!!!

Non riuscivo più a sostenere la situazione. Ha avuto talmente i nervi saldi che è riuscita a fare saltare i miei.
E, a sangue freddo penso: non so se mai tornerò da Lei, chi può dirlo, so solo che su una donna così è difficile avere il sopravvento, è difficile cercare di rovinarle la vita fino al punto di toglierla, è difficile anche solo pensare che getterà la spugna!
Non è l’unica, perché donne così ce ne sono e sono quelle che hanno le migliori armi nascoste e le sfoderano quando meno te lo aspetti, quando la vita chiede di puntare i piedi, altrimenti cadi nel baratro. Lei i piedi li ha puntati, insieme con i pugni serrati ed è diventata  INVINCIBILE! E HA VINTO!

E io ho potuto solo andarmene.


Questa è la mia storia, e la mia battaglia contro il cancro … e io l’ho voluta raccontare così, in maniera un po’ diversa, se vogliamo anche ironica.
Però una cosa la devo fare: ringraziare le persone senza le quali non sarebbe stata la stessa cosa:
Prima di tutto Lui. Avrei avuto il diritto di arrabbiarmi tanto, perché non si fa arrivare un cancro ad una donna di 39 anni che deve far crescere due figli. Ma proprio per questo motivo lo ringrazio: me l’ha fatto arrivare proprio a 39 anni e mi ha permesso di avere 2 figli, cosa che adesso non sarebbe più possibile, e soprattutto non ha preso la salute dei miei figli, e per questo vivrò nella gratitudine a vita. GRAZIE DIO.
MIA MAMMA, che dal momento che ha saputo, si sarebbe voluta sostituire a me in ogni istante di questo viaggio. La ringrazio soprattutto perché so che è stata una faticaccia per lei farsi vedere ai miei occhi forte e paziente, perché si augura sempre il meglio ad una figlia e vorresti non le accadesse mai nulla, ma così è andata e insieme ce l’abbiamo fatta a superare anche questo.
MIO PAPA’ che mi ha sempre guardato con gli occhi dell’ammirazione, per come ho preso in mano la situazione, senza che si rendesse conto che tutto quel coraggio, determinazione, tenacia, ostinazione, caparbietà me li ha insegnati lui in tutti questi anni.
MIA SORELLA, la mia seconda anima! E non serve aggiungere altro, se non che il giorno che sono uscita di casa con il mio primo foulard da chemioterapica, Lei a 300 km è uscita nello stesso modo. Dopo ogni seduta di chemio, si ritrovava con le amiche di sempre a brindare virtualmente con me, per aver superato un altro appuntamento che la vita mi aveva imposto e con un selfie mi faceva sentire li seduta con lei a sorseggiare un ottimo spritz condito di chiacchiere tra sorelle. Per non dire poi che arrivava con i prodotti di ultima generazione per andare a tamponare quelli che erano i segni della mia malattia… insomma una sorta di angelo.
MIO MARITO. Ho sempre sostenuto che tutti hanno un angelo custode vicino a se e Dio mi ha premiato e il mio ha pensato bene di darmelo in carne ed ossa per poterlo vivere tutti i giorni. Questo angelo  tanti anni fa è piombato nella mia vita e mi ha salvato. Oggi posso dire che mi ha salvato per la 2° volta. In tutti questi mesi, mi ha salvato ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo di questo viaggio, con un sorriso, un silenzio, una risata a crepapelle, una cena, un fiore, un gesto. Ha sopportato pazientemente quando mi vedeva silenziosa, senza mai pretendere niente, aspettando che tornassi la sua Principessa di sempre. Voglio solo dirgli che nonostante questo periodo, tutti i miei sogni si sono realizzati e che senza di lui non sarebbe stato possibile, perché lui era il mio sogno più importante.
I MIEI FIGLI senza i quali non avrei trovato la forza per andare avanti e che hanno reso tutto un gioco. Hanno riempito le mie giornate con il loro entusiasmo, la loro frenesia nel dirmi le cose, i loro capricci, i loro litigi, le loro vittorie, i loro sorrisi, i loro baci e i loro abbracci, tutto si è infilato lì, tra le pieghe della mia anima rendendola gonfia di emozioni e sentimenti, quelli che ti fanno decidere di non mollare mai. Quando vivi un’esperienza del genere, ci sono cose che si conficcano nella mente dei ricordi e da li sai che non se ne andranno più. Con i miei figli ci sono stati due episodi con i quali ho capito che da loro si può solo imparare e che hanno tanto da insegnare e che brevemente voglio riportare su questi fogli. Il primo: volendo tastare il terreno per capire cosa stavano provando, il giorno della prima chemio, ho spiegato loro che non avevo tanta voglia di andare a “prendere le medicine” e mio figlio con tutta la sua spensieratezza mi ha guardata e mi ha detto “Mamma se per guarire servono quelle medicine vai e prendile … quello che è da fare si fa”… e la seconda volta per capire se la testa pelata della loro mamma fosse fonte di preoccupazione ho chiesto loro se anche senza capelli ero bella come prima. La risposta dei miei figli è stata: “Mamma se tu ti vedi bella per noi sei bella. Sei la mamma più bella del mondo”. In quel momento ho tenuto una maschera, ho battuto il 5 ai miei figli alleggerendo tutta quella situazione ma non nego che la mia anima era gonfia di lacrime. Spero solo una cosa, che di questo periodo si ricordino solo della loro mamma senza capelli, e non della fatica che ho fatto per fargli vivere tutto questo nel modo più leggero che conoscevo.
LE CHARLIE’S ANGELS così ci siamo definite: 3 angeli pronte a correre quando uno dei tre cedeva! Potrei fare una lista di quello che hanno fatto e che ancora stanno facendo e che faranno per sempre, ma non sarebbe mai abbastanza. Posso solo dire che mi hanno tenuto la mano nei momenti più duri. Hanno fatto sentire la loro costante presenza lasciando pacchettini appesi all’uscio di casa alle prime ore dell’alba in segno di buon auspicio nei giorni più bui, hanno organizzato cene per non lasciarci soli la sera prima di qualche appuntamento importante, hanno adeguato la loro vita quotidiana ai temporanei limiti della mia. Un esempio meraviglioso: vivendo al mare, le estati precedenti, ovviamente si organizzavano i pomeriggi in spiaggia per i bambini, i quali affascinati dall’acqua e dalla sabbia, lasciavano i 3 angeli alle loro chiacchiere e risate e per quest’estate, hanno  furbescamente deciso che il sole fa male, e quindi in spiaggia era meglio non andare, e per non dare nell’occhio per la scelta singolare, hanno giustificato dicendo che erano stanche dal lavoro, “meglio un caffettino a casa”... Insomma che dire, usando una metafora, sono state il burro e la marmellata sul pane di ogni giorno.
I MIEI AMICI LONTANI. A loro voglio dire che mi sono mancati proprio tanto ma soprattutto devo dire loro grazie. Perché ad uno ad uno, con la loro costante presenza, hanno distrutto i 300 km di distanza che ci dividono e si sono seduti virtualmente al tavolo della mia cucina.
SQUICIU che con i suoi messaggi “da Squiciu a Wondy” ha contribuito a rafforzare quel cordone ombelicale che ci lega sin dai banchi di scuola, quella sorta di amore che c’è anche in un’amicizia.
NICOLA & EU . Il loro abbraccio stretto stretto che mi son presa appena mi hanno visto la prima volta, credo lo ricorderò finché campo. E i cuoricini inviati per messaggio ogni mattina sono stati una sorta di energia.
MARCY, STEFANO, GERRY che con la loro improvvisata alle 8 di mattina di un sabato per me anonimo, mi hanno stretto il cuore. E alla mia amica Marcy voglio dire che i suoi messaggini e video idioti mi hanno fatto ridere davvero tanto.
CI & LUCIDA che a modo loro hanno fatto sentire la loro presenza. E non necessariamente con le parole a voce, ma con le parole del cuore.
My BROTHER che risolvendomi tutti i problemi via telefono per il blog, il post, le scritte, il tablet della mia mamma, e chi più ne ha ne metta, mi ha fatto ridere tanto. E come non ricordare la mia scritta. Un colpo all’anima davvero. Una scritta di legno intagliata da lui con dietro  “trasferita” una foto vecchia della stazione di Clusone. Un po’ fratelli siamo, se no come può essere che sia io che mia sorella siamo creative e lo è pure lui?
SERE o meglio FIGONZOLA. La mia amica dai poteri sovrannaturali. Un esempio da seguire e lei sa a cosa mi riferisco.
I MIEI SUOCERI, che non hanno speso tante parole, perché a volte si parla più con il cuore e con l’anima... e loro me lo hanno dimostrato ogni giorno.
LA MIA COGNATINA che non appena saputo è arrivata con il kit sopravvivenza: il libro “The Secret” un manuale che ti insegna come guardare sempre e comunque positivo.
ZIE/I CUGINE/I che hanno avuto la capacità di fare sentire il senso di famiglia vivo e vero.
LE MIE COLLEGHE che hanno vissuto questo viaggio con me, in silenzio, semplicemente standomi vicino.
MARZIA, BABY, LUCA, TELLO & MIRIAM, WANDA, PAOLONE & ELE che mi hanno tenuto compagnia in pomeriggi e serate molto anonime, rendendole speciali. BAT & PAULA che con il loro abbraccio stretto stretto hanno annullato tutti gli anni in cui non ci siamo visti. ALCIDE & ANNA che, il primo con un bicchiere di ottimo vino e la sua dolce metà con le sue “Mille grù” mi hanno addolcito l’anima. Ci tengo a spiegare che le “Mille Gru” in Giappone sono origami simbolo di lunga vita. Vengono fatte per le persone che non sono in salute, per buon auspicio. Ogni gru rappresenta la preghiera che è stata detta durante la sua esecuzione. Ne ho 20 a casa fatte dalle dolci mani di Anna e fanno parte del mio “Cuore dell’Amore”. Dire grazie è ancora troppo poco.
DANY, ritrovata dopo anni, e già questo era eccezionale. E poi ritrovarsi a condividere lo stesso percorso: Lei per la seconda volta. Le sue parole, quando ha saputo delle sedute di chemio, le avrò in mente a vita “Buona strada”, me le ha dedicate come vent’anni fa erano state dette a Lei dal suo chirurgo, lo stesso che a distanza di un mese ha operato tutte e due.
DR. FACCI, per quest’uomo potrei spendere una miriade di parole, e non lo descriverebbero comunque come si deve. Un uomo prima di tutto con un’umanità incredibile, con un’umiltà eccezionale e per quel che mi riguarda un grande medico.
TUTTA L’EQUIPE DELL’ONCOLOGIA DI SAN DONA’:
ALLE INFERMIERE voglio dire un grazie speciale. Perché mentre tu sei li seduta alla tua poltrona pronta a farti avvelenare, loro hanno l’ingrato compito di iniziare questo rito, e nel frattempo ti sorridono, scherzano, parlano del loro quotidiano e hanno la capacità di farti sentire seduta al bar, a berti un caffè zuccherato di chiacchiere e scambi di opinioni. Questa è la loro maestrìa più grande.
ALLA DOTT.SSA STEFANI E TOMASSI i quali, viste le vicissitudini delle mie reazioni allergiche alla chemioterapia e medicine annesse, hanno sempre dimostrato il loro lato umano con una carezza sul viso, uno “sberleffo” sulla guancia in segno di condivisione di un momento poco piacevole. Carezze che hanno toccato l’anima e che non andranno più via.
LE MAMME DEI COMPAGNI DEL MIO OMETTO  che,  con un “come va?” detto sotto voce fuori scuola, con un messaggio, una telefonata si sono rese disponibili per qualsiasi aiuto di gestione figli. Un particolare grazie a  MARCIA la mia amica francese con cui a volte mi sono divertita a scambiare messaggi in francese (rendendomi ridicola il più delle volte) e che mi ha tenuto tanta compagnia e un altro grazie a MONIA che ha fatto trascorrere dei bei pomeriggi al mio ometto e alla mia principessa rendendo più spensierati i loro giorni, così pure a TAMARA per la sua disponibilità e l’organizzazione di pomeriggi tra ometti e per il suo porta fortuna.
LE MAESTRE DEL MIO OMETTO E DELLA MIA PRINCIPESSA alle quali ho chiesto di guardare i miei figli con gli occhi di una mamma, per poter controllare che i miei piccoli continuassero la loro vita di sempre e non sentissero troppo sulla loro pelle questa malattia.
FRANCESCA DEL ROSSO o meglio WONDY che con il suo libro mi ha tenuto compagnia per tutti questi mesi e, finito il libro, mi ha tenuto compagnia l’idea che molte donne stanno combattendo questo mostro come lo sto combattendo io: DA GUERRIERA!
FABIOLA una donna incontrata proprio in questo percorso, per ora una conoscenza virtuale ( perché a parte il giorno in cui ci siamo conosciute, non ci siamo più riviste … per ora). Reciprocamente ci siamo tenute compagnia via messaggio per mettere una croce alle nostre 6 chemio che erano sfasate l’una dall’altra di 10 giorni. Ci confrontavamo sugli effetti collaterali, sulla ripresa, sul fatto che siamo delle Wondy. A questo proposito ringrazio l’associazione “La forza e il sorriso” perché senza loro questa conoscenza non sarebbe avvenuta.
ME STESSA, si me lo merito! Quando ti arriva addosso una cosa del genere ti rendi conto che di scontato non c’è proprio nulla in questa vita. Ti rendi conto che fino a quel giorno sei stato un ospite d’onore sul trono della vita, con la tua corona e il tuo scettro, e di colpo ti è stato portato via tutto. Tutto assume un sapore ed un valore diverso. Ti guardi allo specchio e non ti riconosci più, perché vedi riflesso un mostro: il tuo cancro! Ti ritrovi con il tuo corpo tagliato, svuotato, modificato e tra le mani ti resta solo la fottuta PAURA di non farcela. E invece no! Alla fine ho capito che anche se mi fossi abbattuta, disperata, lui non se ne sarebbe comunque andato! Ho guardato le cose da una prospettiva diversa: anche se al mio corpo era stato tolto qualcosa, mi sono concentrata a far riprendere bene ciò che era rimasto. Dal momento che ho rasato i capelli, ho pensato solo al momento in cui li avrei visti ricrescere. Mi sono concentrata sul più importante OBIETTIVO della mia vita: GUARIRE.  E ho deciso che questo brutto bastardo non dovesse prendere spazio e tempo più del dovuto. E quindi ho deciso che anche in questo periodo dovevo godermela, vivere e soprattutto NON MOLLARE MAI! C’è una cosa che purtroppo succede quando entri in questo mondo: quando vieni a sapere che qualcuno che sta combattendo un cancro non ce la fa, ti resta quell’amaro in bocca e non se ne va via nemmeno se vuoi… sembra quasi dire “a te è ancora concesso di vivere per lui non era previsto”. E’ una sensazione davvero singolare, sembra di essere degli eletti e capisci che qualcuno da lassù decide… e tu non sai … e questo ti rende disincantata, ti toglie la spensieratezza, la frivolezza con cui è giusto vivere una vita. Su questo ci sto ancora lavorando, ma arriverà anche quel tempo, si, quello in cui mi alzerò la mattina e mi addormenterò la sera e avrò vissuto LEGGERA…
LUCIANO E LE SUE CANZONI… si voglio ringraziare pure quelle e chi mi conosce bene, sapeva che l’avrei fatto! Le sue canzoni mi hanno tenuto compagnia in questi mesi più che negli ultimi 20 anni. Mi hanno fatto piangere, ridere. A volte non potevo ascoltarle perché troppo dure e vere. Alcune si sono inchiodate nella mia mente, dando voce ai miei pensieri, e io voglio lasciarle qua:
 forse capiterà che ti si chiuderanno gli occhi ancora, o soltanto sarà, una parentesi di una mezz’ora”
“E mi attacco alle stelle. Tiro un po’ ad indovinare
 La vita non è giusta come la vorresti te
Ce la fanno solo i duri, che chi spera si fa male”
 Ho ancora la forza che serve a camminare, picchiare ancora contro per non lascarmi stare”
“Guardami negli occhi, deciderai poi, se aver paura
 “Non si può sempre perdere, per cui giochiamoci, certe luci non puoi spegnerle
Fin quando fa male, fin quando ce n’è”
 Il patto è stringerci di più, prima di perderci”
“Ti scioglierai dietro una scia, un soffio, un velo. Ti staccherai, perché ti tiene su soltanto un filo sai
“Dicono che noi ci stiamo buttando via. Beh, noi siamo bravi a raccoglierci
Credo al sole dopo la tempesta
“Si sopravvive meglio ad un rimorso o ad un rimpianto? Si sopravvive a tutto
“Credo che per credere in certi momenti, ti serva molta energia
“Siamo cresciuti con l’idea che il dolore sia una cosa necessaria e quando ci siamo dentro ci chiediamo sempre: “ma perché? E perché a me?” Ma alla fine, arriva puntuale la risposta: si deve sempre ripartire da “Ciò che rimane di noi”
e le senti le vene, piene di ciò che sei, e ti attacchi alla vita che hai
“SONO SEMPRE I SOGNI A DARE FORMA AL MONDO”
 “DOPO UN GIRO NELL’ABISSO, NON SEI PIU’ LO STESSO, PUOI SOLO ANDARE AVANTI, CON TUTTO QUANTO ADDOSSO”
“SPERO CHE SIA FINITO TUTTO E CHE NON PORTI LA TUA FACCIA MAI PIU’ QUA”



E per finire questa frase la dedico a quelle persone che sono entrate in questo abisso, che stanno vivendo una malattia, di qualsiasi natura e genere, ma che stanno combattendo una battaglia.
A loro voglio dire che il peggio l’abbiamo già visto ma
“IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE”
Buona Vita a tutti
Laura




Per dare conferma del mio spirito positivo,  vi lascio con alcune foto che testimoniano come mi sono divertita in questo viaggio con foulard, cappelli e anche con la mia “crapa pelata”...
ovviamente vi delizio con le migliori … quelle ridicole le lascio come reperti custoditi sotto chiave.





lunedì 9 maggio 2016

Il Piccolo Principe è la luce che hai dentro

LETTERA A UNA RAGAZZA, CHE POTREBBE ESSERE MIA FIGLIA

Quando ti domanderanno qual è il segreto de Il piccolo principe, tu di’ quello che dicono tutti: “l’essenziale è invisibile”, gli adulti saranno contenti e ti guarderanno con un viso innamorato. 
Tu non farci caso. 
Anzi, non ti fare accorgere della sorpresa, perché, vedi, solo per gli adulti quella ovvietà sembra chissà quale scoperta. 
Per te è normale che solo l’invisibile conti. 
Nei tuoi giorni l’invisibile è un lungo respiro di desideri; scorre come una musica in sottofondo quando sogni e disegni tutta sola e giochi per ore al game boy o con la play e ti metti a smessaggiare con le amiche su Whatsapp, come se la solitudine di un diario o della cameretta con i poster non fosse altro che l’aria tersa di un’estate senza fine, ancora tutta da vivere.
Vedi, invecchiare non significa altro che ridurre l’invisibile in forme tanto piccole e pesanti, da diventare alla fine una prigione messa lì, in mezzo agli occhi, per non sbandare – i doveri, le esperienze, i desideri ormai trasformati in impegni, in giudizi, in paure. Appunto, le paure.
Gli adulti inceneriscono l’invisibile, lo schiacciano con il tacco stupido della maturità, solo per il semplice fatto che hanno paura di tutto. Sì, si stressano per rendere ogni cosa chiara e controllata, definitivamente in ordine, mai più invisibile: loro temono l’essenziale, in fondo non ci credono più. Perché hanno paura – e non di morire, tu lo sai bene, ma di vivere.
“Dritto davanti a sé non si va molto lontano” dice il piccolo principe. Mentre il mondo ha un’altra regola: bisogna andare avanti e crescere bene, ben preparati con gli studi, senza debiti a scuola e le lezioni di inglese, che serve per la vita, e poi la danza, le vitamine, il cloro acido delle piscine o la ginnastica che raddrizza le spalle e allunga le caviglie. È una cerimonia di doveri la tua vita. Non certo quella che vorresti, ma quella che impongono gli adulti, perché è vero (e questa è la cosa più strana), loro lo fanno per te, perché ti amano.
Una volta – sai, ancora insegno in una scuoletta di periferia – vidi un ragazzino di spalle con il suo zainetto gonfio di libri e le righe di tecnica. Camminava a fatica lungo la salitella accanto alla scuola, erano già le 14 e lui si era fatto sei ore di lezione: il chiasso, le merendine, gli occhi sul gesso della lavagna e i rimproveri della prof, la noia, i compagni, le piccole e grandi cattiverie in un’aula consumata. Quel ragazzo era solo con se stesso. Mentre lo scorgevo tutto sudato, mi si stringeva il cuore nel sapere ciò che avrebbe dovuto ripetere, cento, mille, un milione di volte: una fettina veloce, le domande affaticate della madre, le stesse di ogni giorno e poi un po’ di tele e i giri su facebook, il ritorno sui libri, sulla matematica e la storia, nell’attesa dell’arrivo sempre uguale del domani.
Io lo so bene che il seme del baobab entra nella carne il primo giorno della vita. Lo so, come dice il piccolo principe, che il mondo non lascia tregua. Perché prima o poi, noi tutti diremo una sciocchezza come quella del re o saremo futili e delusi come il vanesio e l’ubriaco di questa favola.
La vita che ci attende, la vita degli adulti, sarà una domanda senza risposta, simile a quella del lampionaio o dello scambista di treni, folle e demente come quella del commerciante che conta e riconta ciò che non avrà mai.
La vita potrà essere un deserto, un’eco sorda, il sibilo del serpente che ci fa paura: e non perché ci uccida, ma, appunto, perché ci fa vivere così.
Eppure, il piccolo principe giura con candore che “gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare con il cuore”. Come non saperlo nel fondo di noi stessi! Gli adulti ci guardano e ci assicurano che hanno capito. Ma tu non crederci o fai finta, perché per te che adesso giochi, o stai per iniziare a leggere questo libro, è fin troppo chiaro che i piccoli e grandi spaventi del mondo sono solo un guscio vuoto, uno zainetto – non sono niente. Te lo dirà la volpe e la rosa e, in fondo, anche il serpente accanto a quel muretto di sabbia su cui tutto finisce e ricomincia. Ti diranno: non dar retta.
La serietà della vita e della morte, cioè la responsabilità del nostro poter essere felici quaggiù, su questa terra, sta semplicemente nel fatto che l’infanzia, ciò che resterà per sempre nascosto in noi, è eterna, ci nutre, ci abita – non finisce mai. È solo questo l’essenziale. Il piccolo principe è la luce che hai dentro: questo il miracolo che vide uno scrittore grande come il francese Antoine de Saint-Exupéry (pilota militare e civile, narratore, eroe di guerra, abbattuto con il suo aereo forse sul mare della Corsica) quando scrisse queste pagine, un anno prima della fine, nel 1943.
E ora anch’io ti confesso il mio segreto, quello che ho capito dalla storia del principino delle stelle. Ecco: “di fronte a un mistero troppo grande, non osiamo disobbedire”.
Obbedisci e sii fedele a te stessa. Sii coraggiosa: cerca il tuo pianeta, con pazienza, senza fretta, senza per questo dover dominare e vincere nessuno. Il cuore basta, anzi sovrabbonda. Non c’è altro nella vita, se non questa stupenda felicità, che ha il pieno profumo della rosa.

(Arnaldo Colasanti)
 

Un bacio a tutte.
Laura

domenica 1 maggio 2016

Non aspettare

"Non aspettare di finire l'università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere dei figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l'estate,
l'autunno o l'inverno.
Non c'è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione.
Lavora come se non avessi bisogno di denaro, 
ama come se non ti avessero mai ferito e balla,
come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l'importante non cambia: 
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c'è una nuova partenza.
Dietro ogni risultato c'è un'altra sfida.
Finchè sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.


(Madre Teresa di Calcutta) 

Un bacio a tutte.

Laura