LETTERA A UNA RAGAZZA, CHE POTREBBE ESSERE MIA FIGLIA
Quando ti domanderanno qual è il segreto de Il piccolo principe,
tu di’ quello che dicono tutti: “l’essenziale è invisibile”, gli adulti
saranno contenti e ti guarderanno con un viso innamorato.
Tu non farci
caso.
Anzi, non ti fare accorgere della sorpresa, perché, vedi, solo per
gli adulti quella ovvietà sembra chissà quale scoperta.
Per te è
normale che solo l’invisibile conti.
Nei tuoi giorni l’invisibile è un
lungo respiro di desideri; scorre come una musica in sottofondo quando
sogni e disegni tutta sola e giochi per ore al game boy o con la play e
ti metti a smessaggiare con le amiche su Whatsapp, come se la solitudine
di un diario o della cameretta con i poster non fosse altro che l’aria
tersa di un’estate senza fine, ancora tutta da vivere.
Vedi, invecchiare non significa altro che ridurre l’invisibile in forme
tanto piccole e pesanti, da diventare alla fine una prigione messa lì,
in mezzo agli occhi, per non sbandare – i doveri, le esperienze, i
desideri ormai trasformati in impegni, in giudizi, in paure. Appunto, le
paure.
Gli adulti inceneriscono l’invisibile, lo schiacciano con il tacco stupido della maturità, solo per il semplice fatto che hanno paura di tutto. Sì, si stressano per rendere ogni cosa chiara e controllata, definitivamente in ordine, mai più invisibile: loro temono l’essenziale, in fondo non ci credono più. Perché hanno paura – e non di morire, tu lo sai bene, ma di vivere.
Gli adulti inceneriscono l’invisibile, lo schiacciano con il tacco stupido della maturità, solo per il semplice fatto che hanno paura di tutto. Sì, si stressano per rendere ogni cosa chiara e controllata, definitivamente in ordine, mai più invisibile: loro temono l’essenziale, in fondo non ci credono più. Perché hanno paura – e non di morire, tu lo sai bene, ma di vivere.
“Dritto davanti a sé non si va molto lontano” dice il piccolo principe.
Mentre il mondo ha un’altra regola: bisogna andare avanti e crescere
bene, ben preparati con gli studi, senza debiti a scuola e le lezioni di
inglese, che serve per la vita, e poi la danza, le vitamine, il cloro
acido delle piscine o la ginnastica che raddrizza le spalle e allunga le
caviglie. È una cerimonia di doveri la tua vita. Non certo quella che
vorresti, ma quella che impongono gli adulti, perché è vero (e questa è
la cosa più strana), loro lo fanno per te, perché ti amano.
Una volta – sai, ancora insegno in una scuoletta di periferia – vidi un
ragazzino di spalle con il suo zainetto gonfio di libri e le righe di
tecnica. Camminava a fatica lungo la salitella accanto alla scuola,
erano già le 14 e lui si era fatto sei ore di lezione: il chiasso, le
merendine, gli occhi sul gesso della lavagna e i rimproveri della prof,
la noia, i compagni, le piccole e grandi cattiverie in un’aula
consumata. Quel ragazzo era solo con se stesso. Mentre lo scorgevo tutto
sudato, mi si stringeva il cuore nel sapere ciò che avrebbe dovuto
ripetere, cento, mille, un milione di volte: una fettina veloce, le
domande affaticate della madre, le stesse di ogni giorno e poi un po’ di
tele e i giri su facebook, il ritorno sui libri, sulla matematica e la
storia, nell’attesa dell’arrivo sempre uguale del domani.
Io lo so bene che il seme del baobab entra nella carne il primo giorno della vita. Lo so, come
dice il piccolo principe, che il mondo non lascia tregua. Perché prima o
poi, noi tutti diremo una sciocchezza come quella del re o saremo
futili e delusi come il vanesio e l’ubriaco di questa favola.
La vita che ci attende, la vita degli adulti, sarà una domanda senza risposta, simile a quella del lampionaio o dello scambista di treni, folle e demente come quella del commerciante che conta e riconta ciò che non avrà mai.
La vita potrà essere un deserto, un’eco sorda, il sibilo del serpente che ci fa paura: e non perché ci uccida, ma, appunto, perché ci fa vivere così.
La vita che ci attende, la vita degli adulti, sarà una domanda senza risposta, simile a quella del lampionaio o dello scambista di treni, folle e demente come quella del commerciante che conta e riconta ciò che non avrà mai.
La vita potrà essere un deserto, un’eco sorda, il sibilo del serpente che ci fa paura: e non perché ci uccida, ma, appunto, perché ci fa vivere così.
Eppure, il piccolo principe giura con candore che “gli occhi sono
ciechi. Bisogna cercare con il cuore”. Come non saperlo nel fondo di noi
stessi! Gli adulti ci guardano e ci assicurano che hanno capito. Ma tu
non crederci o fai finta, perché per te che adesso giochi, o stai per
iniziare a leggere questo libro, è fin troppo chiaro che i piccoli e
grandi spaventi del mondo sono solo un guscio vuoto, uno zainetto – non
sono niente. Te lo dirà la volpe e la rosa e, in fondo, anche il
serpente accanto a quel muretto di sabbia su cui tutto finisce e
ricomincia. Ti diranno: non dar retta.
La serietà della vita e della morte, cioè la responsabilità del nostro
poter essere felici quaggiù, su questa terra, sta semplicemente nel
fatto che l’infanzia, ciò che resterà per sempre nascosto in noi, è
eterna, ci nutre, ci abita – non finisce mai. È solo questo
l’essenziale. Il piccolo principe è la luce che hai dentro: questo il
miracolo che vide uno scrittore grande come il francese Antoine de
Saint-Exupéry (pilota militare e civile, narratore, eroe di guerra,
abbattuto con il suo aereo forse sul mare della Corsica) quando scrisse
queste pagine, un anno prima della fine, nel 1943.
E ora anch’io ti confesso il mio segreto, quello che ho capito dalla
storia del principino delle stelle. Ecco: “di fronte a un mistero troppo
grande, non osiamo disobbedire”.
Obbedisci e sii fedele a te stessa. Sii coraggiosa: cerca il tuo pianeta, con pazienza, senza fretta, senza per questo dover dominare e vincere nessuno. Il cuore basta, anzi sovrabbonda. Non c’è altro nella vita, se non questa stupenda felicità, che ha il pieno profumo della rosa.
Obbedisci e sii fedele a te stessa. Sii coraggiosa: cerca il tuo pianeta, con pazienza, senza fretta, senza per questo dover dominare e vincere nessuno. Il cuore basta, anzi sovrabbonda. Non c’è altro nella vita, se non questa stupenda felicità, che ha il pieno profumo della rosa.
(Arnaldo Colasanti)
Un bacio a tutte.
Laura
Nessun commento:
Posta un commento