domenica 31 gennaio 2016

Donne in rinascita

“Più dei tramonti, 
più del volo di un uccello, 
la cosa meravigliosa in assoluto 
è una donna in rinascita. 
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe,
 dopo la caduta. 
Che uno dice: è finita. 
No, non è mai finita per una donna
Una donna si rialza sempre, 
anche quando non ci crede, 
anche se non vuole.
Parlo di te, 
che questo periodo non finisce più, 
che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, 
che ogni mattina è un esame, 
peggio che a scuola.
Te, 
implacabile arbitro di te stessa, 
che da come il tuo capo ti guarderà 
deciderai se sei all’altezza 
o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, 
e questo noviziato non finisce mai. 
E sei tu che lo fai durare.
 Oppure parlo di te, 
che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; 
 che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, 
che non flirti con nessuno 
perché hai il terrore 
che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: 
se ci rimani presa in mezzo tu, 
poi soffri come un cane.
Sei stanca: 
c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, 
che ti vuole cambiare, 
o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, 
te lo dici anche quando parli con le altre: 
“Io sto bene così. 
Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, 
ci hai abitato Natali e Pasqua.

In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima 
ed è passato tanto tempo, 
e ne hai buttata talmente tanta di anima, 
che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio 
perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, 
ora sei qui e so che c’è stato un momento 
che hai guardato giù 
e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, 
ci stavi stretta: 
nella tua storia, 
nel tuo lavoro, 
nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete! 
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi 
in una strada affollata, 
alla fermata della metro, 
sul motorino.
Così, improvvisamente. 
Non potevi trattenerlo.
 E quella notte che hai preso la macchina 
e hai guidato per ore, 
perché l’aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, 
hai parlato, 
quanto parlate, ragazze! 
Lacrime e parole. 
Per capire, 
per tirare fuori una radice lunga sei metri 
che dia un senso al tuo dolore.
“Perché faccio così? 
Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? 
Sono forse pazza?”
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù 
con la ruspa dentro alla tua storia, 
a due, 
a quattro mani, 
e saltano fuori migliaia di tasselli. 
Un puzzle inestricabile.

Ecco, è qui che inizia tutto. 
Non lo sapevi?
E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
 
Perché una donna ricomincia comunque,  
ha dentro un istinto 
che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, 
dovrai inventarti una nuova forma 
per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, 
di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. 
Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? 
Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, 
o farlo per la prima volta, 
è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
 
E’ un’avventura, 
ricostruire se stesse.
 La più grande.
Non importa da dove cominci, 
se dalla casa, 
dal colore delle tende 
o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, 
donne in rinascita, 
per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” 
con una gonna a fiori 
o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: 
“Attenti: il cantiere è aperto, 
stiamo lavorando anche per voi. 
Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe,
più del sole,
una donna in rinascita è la più grande meraviglia.

Per chi la incontra e per se stessa.


È la primavera a novembre.


Quando meno te l’aspetti.”

(credits: Diego Cugia)

Video

Un bacio a tutte.
Laura

venerdì 29 gennaio 2016

La nostra Winx

Avete presente le fate magiche?

Quelle che qualsiasi cosa accada, arrivano a sistemare la situazione?

Ecco la nostra amica l'ho soprannominata così.

Fa sempre parte di quelle Anime Belle.

Mamma di 4 splendide bambine.

E diciamolo pure, guerriera in prima linea.
Cancro al seno.

Se non lo avesse sentito, se la sarebbe presa in 6 mesi circa.

E invece, essendo una Winx, 
magicamente ha sentito quella palla sotto il suo seno sinistro. 

Come da protocollo, ha dovuto fare un ago aspirato 
e il 17 marzo 2015 alle ore 9.10 circa 
gli è stato confermato l'esito: 
carcinoma infiltrante maligno, C5, G3, non ormonale, con il 90% di prolificazione. 
Non ereditario.

Previsione terapia: 
12 infusioni settimanali 
date da 4 di rossa,  taxolo, herceptin, 
per continuare ogni 21 giorni con herceptin con 18 infusioni totali . 
Nel frattempo in concomitanza con le infusioni settimanali si è beccata 30 radio tra capo e collo.

 Il suo percorso, iniziato il 22 maggio 2015, finirà ad estate inoltrata.

Una storia come tante. 

Però questa è la sua.

La cosa che mi fa più sorridere è che ogni mattina, 
nel nostro gruppetto, 
ognuno scrive gli impegni della giornata. 
Chi è ancora in terapia chemioterapica e quindi gli ospedali li frequenta con assiduità, 
chi come me, li vede ogni mese per il lavaggio del port ed ogni 6 mesi per i controlli, 
chi ogni 3. 
Insomma gli appuntamenti ospedalieri 
davvero non ci mancano, 
ma soprattutto non manca 
l'apnea, 
la paura, 
la speranza,
le notti in bianco
che accompagnano questi appuntamenti.

E con molta naturalezza, 
la nostra Winx 
quando è il giorno della terapia, 
continua la sua vita come sempre. 
Porta le bambine a scuola, all'asilo, 
si reca in ospedale, 
fa la terapia, 
esce 
e ritorna a prendere le sue Principesse.

Sembra scontato.

Ma non lo è.

C'è chi si abbatte, chi si dispera, 
invece Lei mette nella sua borsa 
tutta la sua stanchezza, 
la debilitazione che solo un veleno come la chemioterapia può darti, 
e prosegue nella vita di tutti i giorni, 
dividendosi tra l'essere 
mamma, 
moglie, 
figlia, 
sorella 
e amica.

So che questo gruppo le è stato anche d'aiuto. 
Non accettava di uscire con la berretta o il foulard 
perchè non si sentiva a suo agio, 
ma anche la parrucca, 
che è l'unica alternativa che ci viene concessa 
per celare i segni di una malttia, 
non le si cuciva addosso.
Quelle situazioni di disagio, 
che sanno di "non vedo l'ora che finisca tutto". 
Ma che al primo posto ci fanno sempre mettere il ruolo che rivestiamo ogni giorno: 
essere mamme.

E piano piano abbiamo incalzato. 
Con i capelli rasati spiccava il suo volto, 
luminoso e spigoloso al tempo stesso. 
Una risorsa.
Le abbiamo fatto capire che era davvero bella senza capelli. 
Dalle nostre fashion girls Benedetta e Teresa, 
le quali sono meno attempate di me e della Winx,
sono arrivati i consigli: 
"metti un rossetto rosso 
e qualcosa di colorato
 e vola solo come una fata riesce a fare".

(Non nego che da quel momento tutte le Anime del gruppo si sono munite di rossetto, 
esclusivamente rosso, per non sfigurare di fronte alle nostre fashion girls)

Credo che attraverso i nostri occhi 
si sia vista in modo diverso. 
Bella.

E mentre messaggiavamo con tutti questi complimenti, 
lei si stava preparando per uscire a cena al ristorante del fratello e continuava a dire 
che quella sera non ce l'avrebbe fatta ad uscire senza parrucca, 
ma allo stesso tempo non riusciva nemmeno a mettersela.
Le abbiamo detto che si doveva dare tempo perchè tutto accadesse, 
che un bel giorno tutto le sarebbe stato troppo stretto, tanto da consentirle di fare il salto,
ma allo stesso tempo le abbiamo stuzzicato l'anima dicendole di non crogiolarsi sugli allori.

Il tempo arriva per tutto.

Salutandola le abbiamo detto di mandarci 
una foto di ciò che avrebbe mangiato.
(siamo golose e buone forchette)

E poi la sorpresa. 

La foto arrivò.

E ci riempì il cuore.

Era con la sua testolina piena di capelli cortissimi 
ed un rossetto rosso. 

Ed era uno splendore.

Aveva superato anche quello scoglio.

Grande Donna.


Sentirla al telefono è uno spasso.
E' di quelle persone che vanno al sodo subito, 
concrete, 
senza tanti giri di parole, 
che,o le vai a genio o, 
se non capita nei primi 10 minuti, 
forse non le andrai mai.
Qualche parolaccia ogni tanto,
 giusto per far capire che a volte tutto questo 
è davvero difficile da sopportare.

Però ti dà l'anima.

E' riuscita a spedire in 24 ore ai piedi dell'Italia a Teresa il cellulare,
solo perchè Teresa l'aveva fatto finire nell'acqua. 

Facendo una coda colossale alle Poste. 

Ma l'ha fatto senza batter ciglio. 

Ed era nei giorni post chemio.


Credo di sapere come mai io sia finita nella sua vita.
Compio gli anni il 18 marzo.
Ricordo che quando gliel'ho detto,
ha impersonificato nelle mie parole
 il cancro.
Coincideva con  il giorno dopo la data della fatidica notizia 
in cui ha saputo di essere malata.

E credo di essere arrivata a sfatare quel giorno, 
a riscattare quel maledetto giorno che le è stato tolto.

Verserà ancora lacrime, ne sono certa. 

Ma si mischieranno alle risate che ci faremo 
perchè inizieranno a prendermi in giro 
dicendomi che inizio ad essere vecchia. 
Che ormai sono arrivata a 41 anni, etc, etc.
E mentre lei avrà in mente il ricordo terribile di quel giorno, 
io le manderò la foto del dolce meraviglioso 
che ordinerò a fine cena del mio compleanno.

E magari succederà che 
un compleanno lo festeggeremo insieme,
riempiendo così quel giorno di forti emozioni, 
di risate, 
di chiacchiere, 
di vita.

Ovviamente sempre con il rossetto rosso.

 E adesso vola Gio Winx
perchè le ali noi le abbiamo davvero. 

Ti voglio bene.

Laura

domenica 17 gennaio 2016

Donne

Passano i sabati mattina
in pigiama a pulire,
sono le donne
che non sentirete mai infierire.

Sono quelle che dopo dieci ore
di lavoro vanno a far la spesa
per preparar la cena.

Studiano con i figli,
allevano cani e conigli.

Sono le donne che dicono
di non aver paura
per non destar preoccupazione, 
quelle che rinunciano a tutto
per essere a casa ogni sera come una vocazione.

Sono donne da corse al pronto soccorso in piena notte,
che guidano con la nebbia,
non chiedono abbuoni o raccomandazioni.

Sono le donne sole alle stazioni.
Quelle che nascondono i soldi nelle scatole di latta per i giorni fragili,
che raccontano commosse
del loro mondo azzurro
perché sempre sperano
in un futuro di burro.

Le donne che risparmiano i trenta euro per la tinta dei capelli
a fine mese
e un compromesso sereno innanzi alle offese.

Sono le donne dal bicchiere mezzo pieno,
quelle che chiudono casa quando tutti dormono
e stendono i panni ad ogni ora della notte e del giorno.

Sono le donne che corrono
perché perennemente in ritardo,
ma sempre presenti ad ogni traguardo.

Sono quelle forti dai mille consigli, 
le stesse che quando escono con le amiche 
si sentono in colpa coi figli.

Sono le donne dai magoni amari digeriti con cura,
affinché la vita possa sempre sembrarvi un’avventura.

Quando la sera
varcano la soglia di casa,
non fate mancare loro
un bacio d’amore.
Un abbraccio rotondo.
Un sorriso anche se stanco.
Regalate a loro una carezza mentre nel buio della notte
fingono di dormire.

Se stanno sveglie,
è per raccogliere i sogni
che troverete nelle scodelle della prima colazione e sentirvi gioire.

E se non sapete come far di ogni donna una regina,
a loro piacciono le margherite
del giardino, 
i cioccolatini ripieni e 
i valzer ballati a piedi nudi in cucina.

Sono solo donne
e madri del duemila,
con milioni di desideri
ed un presente pirandelliano da uno, nessuno e centomila.

(A. Curnetta)


Un bacio a tutte.
Laura
 

venerdì 8 gennaio 2016

Tutto bene grazie.

E' notte. L'insonnia non è stata abbattuta nemmeno dall'elisir di Morfeo: il lexotan.
Ti svegli in piena notte, sudata, con la tachicardia e appena ti giri di lato per cercare di dormire, il port si fa sentire. 
Batte sul tuo pettorale e crea quel fastidio a cui di solito sei abituata e se per disgrazia, per un attimo avevi dimenticato, lui ti ricorda subito cosa è stato messo lì a fare sotto la tua pelle.
Non ascolti tutto questo e ti impunti a restare in quella posizione, ma niente, anche la protesi si fa sentire.
Questa palla che non si adatta al tuo corpo, alle tue movenze. 
No! Resta ferma li, dove l'hanno posizionata in sala operatoria.
E allora inizi a parlare con la tua Insonnia.
E le chiedi che diavolo sia venuta a fare a trovarti.
Le chiedi come mai lei è la compagna di viaggio di Enantone e Tamoxifene.
Come mai è diventata amica di Ansia e Paura.
Amiche strane perchè ti fanno chiedere quanto tempo ti resta. 
Perchè basta aver sfiorato una volta il senso di morte, che ad ogni controllo ritorna come un boomerang, finchè non hai passato l'ondata di controlli ed esami che sentenzieranno se ancora per 6 mesi tu sia abile per restare in questa vita. 
Non da sana, quello non ancora, resti comunque un paziente oncologico. 
Per tanto tempo. Forse per sempre, almeno nella testa.
Parlando con Insonnia arrivano le prime luci del mattino, la sveglia suona.
E tu ti vesti delle migliore delle intenzioni. Che sia comunque una buona giornata. Discreta almeno.
E mentre fai colazione, già senti la stanchezza della notte, la stanchezza dei pensieri.
Ma inizi, come in una lista della spesa, a fare le cose che entro un'ora devi riuscire a fare per poter andare a lavorare.
Quando finalmente hai lasciato i tuoi figli a scuola, salutati ognuno a proprio modo, con pugno contro pugno per il piccolo ometto e con un bacio per la Principessa, corri al lavoro, si corri, perchè i minuti sono sempre contati.
Le ore volano tra conti, registrazioni, telefono, computer, mail, aggiornamenti ed è già l'ora di uscire, che fatalità coincide con l'uscita da scuola del piccolo ometto.
E arrivi a casa con il pranzo da preparare. 
E tu vorresti solo andartene a letto. 
Perchè le pastiglie e le punture ti hanno suonato il campanello e ti hanno detto che il tuo fisico non resiste più come prima.
Nemmeno lontanamente è come prima.
Per il resto della giornata ti muovi come un bradipo, nella speranza di arrivare all'ora di cena senza troppi intoppi.
Se poi è la giornata in cui cade l'appuntamento con la palestra, cerchi all'interno di te quella ruota che si usa nel lotterie, la fai girare e speri di prendere la palla con scritto ENERGIA.
E ti prepari per la palestra, sapendo già che i giorni a seguire, i tuoi pranzi e le tue cene, saranno conditi da pastiglie di antinfiammatori, perchè le articolazioni si faranno sentire a più non posso.
Ma lo sport, se per anni è stato un divertimento, una passione, ora sai che è necessario per contenere i danni che una terapia ormonale possa dare, che una menopausa chimica possa provocare.
Sai che grazie alla palestra hai potuto evitare di fare fisioterapia al braccio, sai che normalmente ti permette di perdere qualche chilo o mantenere il tuo peso.
E anche qui vorresti avere sempre la tua ruota immaginaria per estrarre la palla con scritto TENACIA o COSTANZA.
Perchè quando vedi i chili che aumentano comunque, nonostante il ristretto regime dietetico (certo perchè non ti fai mancare nessuna occasione per cercare di restare quella che eri e quindi la diestista diventa la tua migliore amica), nonostante le sere in palestra, dovresti avere il sorriso di sempre e dire "non importa".
E poi incontri qualcuno che ti chiede come stai e se tiri fuori tra i denti stretti un "bene", ti chiede pure se la risposta implica che i controlli non vanno bene. 
E tu spieghi che quelli PER ORA vanno bene.
Allora ti guardano e dicono "Allora bene dai" e tu, rinunciando a spiegare cosa davvero uno vive giorno dopo giorno, rispondi "Si, si tutto bene grazie".

Laura 





lunedì 4 gennaio 2016

LA CURA

Oggi questo post è per te, 
che passerai gran parte della giornata in sala operatoria.

Questo post è per
tua mamma, tua sorella, tuo fratello, tuo marito,
che percorreranno il corridoio della speranza mano nella mano con te, 
per poi lasciarti dietro quella porta 
che sa di speranza, di vita, di amore, di rinascita.

 Sarà una giornata di attese per chi resterà fuori ad aspettare, 
fuori in tutti i sensi.
Chi, come la tua famiglia, fuori dalla sala operatoria
e chi, come me, come noi,
aspetterà uno squillo di un telefono 
per sentirsi dire 
"E' uscita. Tutto bene".

Sono quelle attese che fanno pensare tanto al percorso che hai fatto, che stai facendo.
Al fatto che da lassù Lui ha deciso che dovessimo percorrere un certo tipo di cammino, anzichè farci vivere con leggerezza i nostri anni.

Il cancro è una malattia che non colpisce solo il singolo,
colpisce una famiglia intera.
E per famiglia intendo tutti coloro che ti stanno vicini.

Però c'è il rovescio della medaglia.
Nello stesso modo in cui colpisce una famiglia intera,
il cancro si trova a combattere con una famiglia intera.

Eccoci. 
Siamo pronti a portarti in sala operatoria.
Ad aspettarti fuori.
A darti un bacio appena ti rivedremo.
Ma soprattutto a dire:
FUCK CANCER!

Ho trovato questa canzone, e oggi si addice proprio.

Te la regalo.

E credo che sia il pensiero di tutti quelli 
che ti vogliono bene.

Sbrigati a tornare da quella sala.
Ti stiamo aspettando per ridere insieme.

Con immenso affetto.

Laura


CANZONE (QUI)


"Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. 

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. 

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie. 

Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare. 

E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te. 

Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. 

Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. 

I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. 

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. 

Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. 

Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare. 

Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te"


(La cura - Franco Battiato)