E' notte. L'insonnia non è stata abbattuta nemmeno dall'elisir di Morfeo: il lexotan.
Ti svegli in piena notte, sudata, con la tachicardia e appena ti giri di lato per cercare di dormire, il port si fa sentire.
Batte sul tuo pettorale e crea quel fastidio a cui di solito sei abituata e se per disgrazia, per un attimo avevi dimenticato, lui ti ricorda subito cosa è stato messo lì a fare sotto la tua pelle.
Non ascolti tutto questo e ti impunti a restare in quella posizione, ma niente, anche la protesi si fa sentire.
Questa palla che non si adatta al tuo corpo, alle tue movenze.
No! Resta ferma li, dove l'hanno posizionata in sala operatoria.
E allora inizi a parlare con la tua Insonnia.
E le chiedi che diavolo sia venuta a fare a trovarti.
Le chiedi come mai lei è la compagna di viaggio di Enantone e Tamoxifene.
Come mai è diventata amica di Ansia e Paura.
Amiche strane perchè ti fanno chiedere quanto tempo ti resta.
Perchè basta aver sfiorato una volta il senso di morte, che ad ogni controllo ritorna come un boomerang, finchè non hai passato l'ondata di controlli ed esami che sentenzieranno se ancora per 6 mesi tu sia abile per restare in questa vita.
Non da sana, quello non ancora, resti comunque un paziente oncologico.
Per tanto tempo. Forse per sempre, almeno nella testa.
Parlando con Insonnia arrivano le prime luci del mattino, la sveglia suona.
E tu ti vesti delle migliore delle intenzioni. Che sia comunque una buona giornata. Discreta almeno.
E mentre fai colazione, già senti la stanchezza della notte, la stanchezza dei pensieri.
Ma inizi, come in una lista della spesa, a fare le cose che entro un'ora devi riuscire a fare per poter andare a lavorare.
Quando finalmente hai lasciato i tuoi figli a scuola, salutati ognuno a proprio modo, con pugno contro pugno per il piccolo ometto e con un bacio per la Principessa, corri al lavoro, si corri, perchè i minuti sono sempre contati.
Le ore volano tra conti, registrazioni, telefono, computer, mail, aggiornamenti ed è già l'ora di uscire, che fatalità coincide con l'uscita da scuola del piccolo ometto.
E arrivi a casa con il pranzo da preparare.
E tu vorresti solo andartene a letto.
Perchè le pastiglie e le punture ti hanno suonato il campanello e ti hanno detto che il tuo fisico non resiste più come prima.
Nemmeno lontanamente è come prima.
Per il resto della giornata ti muovi come un bradipo, nella speranza di arrivare all'ora di cena senza troppi intoppi.
Se poi è la giornata in cui cade l'appuntamento con la palestra, cerchi all'interno di te quella ruota che si usa nel lotterie, la fai girare e speri di prendere la palla con scritto ENERGIA.
E ti prepari per la palestra, sapendo già che i giorni a seguire, i tuoi pranzi e le tue cene, saranno conditi da pastiglie di antinfiammatori, perchè le articolazioni si faranno sentire a più non posso.
Ma lo sport, se per anni è stato un divertimento, una passione, ora sai che è necessario per contenere i danni che una terapia ormonale possa dare, che una menopausa chimica possa provocare.
Sai che grazie alla palestra hai potuto evitare di fare fisioterapia al braccio, sai che normalmente ti permette di perdere qualche chilo o mantenere il tuo peso.
E anche qui vorresti avere sempre la tua ruota immaginaria per estrarre la palla con scritto TENACIA o COSTANZA.
Perchè quando vedi i chili che aumentano comunque, nonostante il ristretto regime dietetico (certo perchè non ti fai mancare nessuna occasione per cercare di restare quella che eri e quindi la diestista diventa la tua migliore amica), nonostante le sere in palestra, dovresti avere il sorriso di sempre e dire "non importa".
E poi incontri qualcuno che ti chiede come stai e se tiri fuori tra i denti stretti un "bene", ti chiede pure se la risposta implica che i controlli non vanno bene.
E tu spieghi che quelli PER ORA vanno bene.
Allora ti guardano e dicono "Allora bene dai" e tu, rinunciando a spiegare cosa davvero uno vive giorno dopo giorno, rispondi "Si, si tutto bene grazie".
Laura
Perfetto! Hai pienamente descritto la mia vita, ops la nostra nuova vita.
RispondiEliminaIo a chi mi chiede come sto dico "Bene grazie" un pò frettoloso perchè so che chi te lo chiede si aspetta di sentirsi dire proprio questo e allora ti arriva un "beh si che vuoi che sia di cancro al seno si guarisce" e lì mi infurio e col pensiero un vaff... ci scappa