Oggi voglio parlarvi di Lei: Barbara Baldassari.
Il Giornale di Brescia così la descriveva:
Un inno alla vita. Una sfida, nei confronti della paura, della
malattia, della sofferenza. E la volontà di lottare, consapevole che i
medici e le terapie arrivano fino ad un certo punto; da lì in poi, tu
puoi fare la differenza.
«La puoi fare con il tuo atteggiamento che non è solo quello di
affidarti, ma di combattere insieme per vivere e prendere a testate il
"bastardo", quel tumore che si è annidato dentro di te e che voleva
rallentare la tua vita» spiega Barbara Baldassari, autrice del libro
«Andrà tutto bene...ho il cancro» edito da Marco Serra Tarantola per
Esa, Educazione alla Salute Attiva.
Barbara si è raccontata, bella e sorridente, nell’atrio dell’Oncologia
dell’Ospedale Civile. Al suo fianco, Nini Ferrari, presidente di Esa,
l’Associazione fondata sette anni fa per sensibilizzare le donne alla
cura della loro salute, con particolare attenzione alla prevenzione del
tumore al seno in età giovane.
(credits:giornaledibrescia)
Che dire...
credo fermamente sia stata una perla preziosa per chi ha avuto la fortuna di conoscerla e viverla.
Ha cercato di tirare fuori il meglio che poteva da quello che era diventato il suo mondo: la malattia.
Dall'inventarsi una bacheca nel reparto di oncologia dove ognuno poteva lasciare pensieri e parole, all'arrivare 2 giorni prima di Natale e decidere di recarsi in ospedale insieme al suo amico Pier per fare gli auguri a tutti, fino a lanciarsi con il paracadute per toccare con mano cosa volesse dire davvero VOLARE...
E' tutto nel suo libro.
Tante sono le cose che mi hanno colpito leggendolo e onestamente se dovessi riscriverle tutte... praticamente scriverei il libro intero.
Ho visto i miei pensieri scritti su carta.
Ho sentito sulla pelle come, anche per lei, la musica ha un ruolo fondamentale ed accompagna momenti di vita unici ed indimenticabili.. e come certi testi entrano nelle pieghe dell'anima.
(credits:giornaledibrescia)
Che dire...
credo fermamente sia stata una perla preziosa per chi ha avuto la fortuna di conoscerla e viverla.
Ha cercato di tirare fuori il meglio che poteva da quello che era diventato il suo mondo: la malattia.
Dall'inventarsi una bacheca nel reparto di oncologia dove ognuno poteva lasciare pensieri e parole, all'arrivare 2 giorni prima di Natale e decidere di recarsi in ospedale insieme al suo amico Pier per fare gli auguri a tutti, fino a lanciarsi con il paracadute per toccare con mano cosa volesse dire davvero VOLARE...
E' tutto nel suo libro.
Tante sono le cose che mi hanno colpito leggendolo e onestamente se dovessi riscriverle tutte... praticamente scriverei il libro intero.
Ho visto i miei pensieri scritti su carta.
Ho sentito sulla pelle come, anche per lei, la musica ha un ruolo fondamentale ed accompagna momenti di vita unici ed indimenticabili.. e come certi testi entrano nelle pieghe dell'anima.
Ho deciso tra tutti, di riportare solo un pezzo del libro, non perchè sia il più bello, il più emozionante, ma solo perchè chi ha toccato con mano la parola "cancro", capirà fino in fondo di cosa Barbara parlava.
"Due anni...
Adesso che è arrivato il mio 2° anniversario dalla notizia di avere il cancro, credo sia arrivato il momento di parlare anche di un percorso parallelo che si fa.
Ho scritto diverse lettere da attaccare in bacheca, lettere dove raccontavo di forza, determinazione, coraggio, tanto coraggio...
Forse è arrivato il momento di mostrare anche un'altra faccia, quella parte che nascondi perchè è talmente intima che mostrarla ti indebolisce... ma c'è, ed è talmente reale che quasi ti toglie il fiato.
Per raccontarla bisogna usare altre parole, come paura, rabbia, tristezza, tensione. Accettare un corpo diverso da quello che avevo non è facile...
Capisco tutte le persone che ti dicono "va beh... ! L'importante è che tu stia bene!", ed ero così anch'io prima di toccare con mano cosa vuol dire guardarsi allo specchio e non riconoscersi più.
E' un percorso anche accettarsi di nuovo.
Poi ci sono gli esami da affrontare, e solo tu sai cosa ti passa per la testa in quelle notti dove per ore fissi il soffitto e vaghi per casa senza far rumore, soffocando un urlo che se dovesse uscire stordirebbe chi ti è vicino...
Quanti momenti solo tuoi, che solo a distanza di qualche mese riesci a raccontare...
Le lacrime in macchina quando in un solo istante una canzone ti fa crollare.
Le parole che devi in qualche modo saper accettare,
quelle parole che quando non ci sei dentro ti terrorizzano.
Prima su tutte "tumore",
e poi nel mio caso ce n'è un'altra:
la parola metastasi.
Ero una di quelle persone che se "prima" la sentivo nominare, come reazione portavo la mano alla bocca, scuotevo la testa e pensavo: "Cavolo, no! Vuol dire che non c'è nulla da fare..."
Adesso che io ho delle metastasi (o lesioni secondarie, che fa meno paura), mi incazzo come una bestia perchè non è vero che non c'è più nulla da fare...
anzi c'è molto...
ci sono le terapie,
medici che lavorano,
impegnando le loro giornate a cucirti addosso la cusa su misura per te.
Sicuramente è una vita diversa, ma udite, udite, "E' vita", si può vivere lo stesso, con mille controlli, con qualche ricaduta, ma si può vivere...
Se guardo indietro e rivedo il percorso che ho fatto, capisco che ci sono delle tappe obbligatorie da cui devi per forza passare.
Mi guardo e mi stupisco a volte di quanto ci si abitua a tutto.
L'Oncologia diventa una seconda casa e sta alle persone che ci lavorano con così tanta dedizione, ma sopratutto a te, trasformare questa esperienza in un'avventura straordinaria.
E' questo il punto a cui sono arrivata ora: accettare la mia avventura e le varie sfide che mi si presentano davanti,
cogliendo solo cose positive,
circondandomi di persone meravigliose,
trasformando il reparto e il giorno della terapia in un ritrovo di vecchi amici,
sorridendo,
emozionandomi per una frase,
uno sguardo.
Vivendo le mie giornate con semplicità,
nella mia casa,
nelle mie cose,
nei miei affetti,
abbracciando i miei bambini
e l'uomo che amo.
Realizzando anche qualche sogno nel cassetto ogni tanto...
quelli che rimandi sempre.
La mia vita è bella,
è piena
e per assurdo
io sono felice."
Il giorno che Barbara ha iniziato a guardarci da lassù, nei social network sono arrivate le sue parole, una sorta di richiesta che faceva a tutti quelli che l'avevano conosciuta e siccome credo fermamente ci sia sempre da imparare, se non siete "incappate" nelle sue parole, eccole qui.
"Però oggi ho una richiesta....
Oggi l'unica cosa che vi chiedo è di credere ancora nei sogni.
Come solo i bambini sanno fare.
Di ritornare a cercare il bambino che c'è in noi...
Quello pieno di speranza per il futuro,
quello che monta e rismonta i pezzi del gioco finchè non riparte,
quello che corre a perdifiato sorridendo.
Perchè sono i bambini che ci rendono migliori
e ci insegnano che tutto è possibile.
C'era... c'è!
Quel bambino nella nostra parte più intima.
Cercatelo....
perchè è ancora lì.
Tesoro bello... prometto che andrò sempre incontro ai miei sogni...
tu intanto da lassù (te la dico alla "Ligabue")
"saluta Dio per me"
Laura
Parlano di Lei:
come ti ho già scritto, è un libro che fa riflettere e molto. Non saprei definirlo diversamente, è Tanto, c'è tanta Vita, nonostante tutto, e la bellezza è proprio questa
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