Due uffici, colleghe a distanza, storie differenti, un male comune: il cancro.
Ci si sentiva solo per telefono, ogni tanto, quando i nostri due lavori si intersecavano.
In questi 14 anni che vivo qui, forse ci siamo trovate a qualche cena "aziendale" per così dire.
Poi inizi a non stare bene e tra controlli e visite arriva l'esito: CANCRO.
Che dire, si pensa sempre che non capiti alle persone che conosci.
Oncologia, chemioterapia, radioterapia, scintigrafia ossea, tac, risonanze, sono parole che si sono aggiunte al tuo vocabolario e noi con il fiato sospeso attendavamo gli esiti delle tue visite. Se davano buone notizie.
Poi dopo 5 mesi la parola cancro arriva anche a casa mia e anche il mio dizionario si aggiunge di parole come oncologia, ago aspirato, mastesctomia, chemioterapia, port, pic, scintigrafia ossea, tac, risonanze e potrei continuare all'infinito.
Non ci siamo più viste. Ognuna impegnata a combattere la propria malattia.
E poi il destino ha voluto che la tua strada prendesse una piega diversa, dove la speranza inizia a perdersi per strada, dove il buio di quel tunnel si infittisce sempre di più.
Quante volte avrei voluto venire in ospedale a tenerti la mano, a darti un bacio, a chiederti se c'era qualcosa che ti avrebbe fatto sorridere anche solo per un minuto.
Ma non potevo permettermelo!
Certo, avrei messo a posto la mia coscienza e la mia voglia di starti vicino, ma mi sarei scontrata con il rispetto della tua persona.
Si, perchè io sarei arrivata da te con i miei capelli cortissimi, quando tu ancora eri con il tuo fazzolettino in testa.
Sarei arrivata con la mia operazione fatta ormai da mesi e quindi con il mio tumore levato dalle palle, mentre tu eri ancora con il tuo, nella speranza che si riducesse.
Sarei arrivata con i miei cicli di chemioterapie fatte, quando a te le avevano sospese, perchè non serviva più.
Sarei arrivata con le mie gambe nella tua stanza, quando tu ormai da mesi non camminavi più.
Sarei arrivata aggrappata alla speranza, quella che se cadi in questo mondo non puoi non avere, quanto la tua di speranza si stava affievolendo pian piano.
Sarei arrivata con il mio sorriso, quello che non mi ha abbandonato in tutti questi mesi e mi sarei scontrata con il tuo volto, che da mesi quel sorriso non aveva più.
E allora ho deciso di starti vicino a modo mio, pregando questo Dio che ti desse la forza di far fronte a tutto questo. Altro non ho potuto fare.
Il ricordo che avrò di te sarà la tua pelle di porcellana, i tuoi bei ricci ma soprattutto i tuoi occhioni azzurri, quegli occhioni che da oggi ci proteggeranno dal cielo.
Ciao Paola
Saluta Dio per me.
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