E' inutile dire che quando mi imbatto in persone speciali,
non riesco a non approfondire la loro storia.
Perché vivo di emozioni,
perché dietro ai migliori sorrisi
ci stanno persone che hanno vissuto un dolore forte,
perché condividere le loro storie
INSEGNA
SEMPRE.
Questa è una di queste storie.
E io la regalo a Voi,
come Benedetta l'ha regalata a me.
Ciao!
Eccomi qui.
Benedetta De Luca,27 anni, laureanda in giurisprudenza.
In tre parole mi reputo:
intraprendente, generosa, passionale.
Sono
una biondo platino tutto pepe, rossetto rosso e occhi che parlano da
soli...
Ah, e sono una ragazza disabile,
per camminare uso l'ausilio della
carrozzina e l'ausilio di un paio di stampelle,
ma tutto questo
ovviamente non ferma la mia femminilità e la mia voglia di mettermi in
gioco, sempre.
Sono nata con un'agenesia del sacro,
una malattia abbastanza rara...
Ebbene si,
sono più rara che unica.
Mettiamola
così, 27 anni fa nacqui un po' tutta storta...
con i piedini torti,
le
gambine all'insù
e la mia vita era destinata a rimanere in un letto,
per
sempre.
Non proprio carino come inizio.
Mia
mamma, che già aveva avuto due sorelle prima di me sane e belle,
chiedeva al ginecologo del perché io non scalciassi...
ma il ginecologo
affermava che mamma "era una donna con le fisime"...
Ma
altro che fisime, la mia fortuna è stata proprio la mia mamma,
una
donna grintosa, guerriera, che non si arrende davanti a nulla.
Decise che la mia vita non era questa,
che avremmo lottato
e che insieme avremmo raggiunto un traguardo.
Le
prime visite in giro per tutta Italia, io, mamma, papà e il
mio porte-enfant.
Nessun medico voleva prendersi cura di me,
ero un caso troppo pericoloso.
ero un caso troppo pericoloso.
Il medico troppo giovane non voleva iniziare con un
caso così grave,
e il medico più anziano a sua volta non avrebbe
concluso la sua carriera con la probabile morte di una bambina.
Ma
poi, quasi quando ci stavamo per arrendere, per caso incontrai colui il
quale ora è
il mio angelo custode.
Professor Milella...
un uomo prima
che un medico.
Dai racconti di mia mamma, fu l'unico medico che mi
chiese per prima cosa il mio nome,
si affacciò nel port enfant e io lo
guardai con i miei occhioni blu... lui esclamò:
" Lei è proprio un bel
progetto donna, e tale la faremo diventare..."
E mi definì come un
delicato libro di musica,
caduto in una bacinella piena d'acqua,
per
sfogliarlo era necessario farlo in maniera delicata.
E così fu.
Susseguirono
gli anni più dolorosi ma decisivi della mia vita.
Mi attendevano 15
interventi alle gambe e due alla vescica.
Il mio primo intervento fu a
15 giorni,
per poi susseguirne altri per la bellezza di 13 anni.
Diciamo che io non sono mai nata bambina, ma già adulta.
Per tutta la mia infanzia nel mio armadio avevo solo vestagliette,pigiamini,pantofole.
Capivo
che qualcosa in me non andava.
Nel mio reparto di pediatria, tanti
bambini venivano ad operarsi
per un'appendicite,
per il braccio rotto,
per una caduta.
Ma poi inevitabilmente uscivano tutti prima di me.
Io no.
Rimanevo lì in quel reparto per mesi e mesi.
Ma capivo che era per il mio bene.
Che prima o poi i miei genitori mi avrebbero portato alle giostre o a comprare un gelato.
E credetemi,
a quell'età è difficile "rassegnarsi" ,
non giocare,
non uscire,
non mascherarsi a carnevale.
a quell'età è difficile "rassegnarsi" ,
non giocare,
non uscire,
non mascherarsi a carnevale.
Ma
ero destinata a fare amicizia con le infermiere,
a guardare ore e ore
di cartoni animati,
a giocare con mia mamma ,
per far passare il tempo.
All'età di 8 anni mi sottoposi ad un intervento lunghissimo,
di quasi 9 ore.
Entrai
col sorriso,
dissi a mia mamma che sarei uscita prestissimo dalla sala
operatoria
e dopo avremmo mangiato un bel piatto di pasta insieme.
Ma
mentre entravo,
vedevo il mio papà che poggiava la sua testa al muro e
piangeva.
E
se piangeva il mio papà,
vuol dire che stavolta era un po' più
difficile delle altre.
Ma ormai l'anestesia era già nelle mie vene, e mi
addormentai.
Fortunatamente l'operazione andò a buon fine.
Mi svegliai e trovai tutti vicino al mio letto.
Avevo
un sondino che entrava nel naso e arrivava allo stomaco,
ero tutta
stordita dal dolore
ma avevo ancora voglia della pasta asciutta,
e tutti
si misero a ridere
cercando di nascondere quelle lacrime
che avevano
versato fino a che non aprivo gli occhi.
Questi
ricordi sono rimasti indelebili nella mia mente,
nonostante fossi stata
così piccola.
Ma ringrazio Dio che mi ha dato una forza immane alle
spalle:
mia mamma.
Una donna forte che non mi ha lasciato mai da sola.
MAI.
Quando sei piccola,
i bambini sono dei giudici molto cattivi alle volte.
Soprattutto se sei una bambina "diversa" .
Ma
adottai una tecnica di difesa.
Alla consueta,ripetitiva e fastidiosa
domanda:
" ma perché non cammini? ma hai le gambe sotto la gonna? "
io
guardavo intensamente il mio "nemico"...
di sicuro anche lui aveva
qualche difetto...
e invece di difendermi attaccavo:
" e tu perché hai
questa testa così grande? ti sta per esplodere?"
E lui scappava in lacrime,dalla mamma.
Uno a zero per me.
Lo so, non si fa.
Ora
che sono adulta,
voglio fare un appello a tutti i genitori di bimbi piccoli:
"Io non me la prendo con i bambini, ma con voi genitori.
Se vedete che un bimbo indica, chiede,
urla con insistenza del perchè di una diversità,
prendetelo da parte e spiegateglielo,
ma fate capire loro che è maleducazione indicare con insistenza".
voglio fare un appello a tutti i genitori di bimbi piccoli:
"Io non me la prendo con i bambini, ma con voi genitori.
Se vedete che un bimbo indica, chiede,
urla con insistenza del perchè di una diversità,
prendetelo da parte e spiegateglielo,
ma fate capire loro che è maleducazione indicare con insistenza".
Fortunatamente però la vita non mi ha regalato solo anni in ospedale,
ma anche una vita fuori che amo.
Sono una laureanda in giurisprudenza,
ho tanti hobby e passioni.
Mi reputo una ragazza forte,
che fa tutto ciò che desidera:
viaggiare,
a ndare ai concerti,
cantare,
ama re,
divertirsi.
a
cantare,
ama
divertirsi.
Ecco.
Amo la vita
e la prendo a morsi,
vivendo a 360 gradi.
e la prendo a morsi,
vivendo a 360 gradi.
Lungi da me i
pantofolai e gente triste,
io sono il sole.
Adoro il mondo della
televisione e stare sotto i riflettori...
ma il mio scopo è
principalmente un altro:
vorrei che da parte dei mass media ci fosse
l'iniziativa che va oltre un semplice concetto di moda e di bello per
tutti indistintamente, ma che ha il coraggio di esprimere la bellezza e
il fascino attraverso persone che non rispettano i consueti canoni della
bellezza.
Forse, in tale maniera, è lo stesso mondo della moda ad
apparire più reale:
non più il must della perfezione, ma piuttosto la
normalità,
che può quindi avere anche qualche difetto.
C’è purtroppo uno dei tanti stereotipi legati all’immagine della persona con disabilità
C’è purtroppo uno dei tanti stereotipi legati all’immagine della persona con disabilità
che la vuole necessariamente come “sciatta”, “brutta”,
“triste”.
In altre parole, se appari sorridente, ben curato, non puoi
essere disabile, non puoi soffrire di qualche patologia invalidante,
la
dignità
deve essere pari passo con
la nostra disabilità.
Mi impegnerò cercando di abbattere quelle barriere mentali che ancora, purtroppo, nel 2015 esistono.
Mi impegnerò cercando di abbattere quelle barriere mentali che ancora, purtroppo, nel 2015 esistono.
Io sono bella e disabile!
Sono
fidanzata da quasi un anno con un ragazzo meraviglioso,
che non ha mai
visto in me la disabilità.
Anzi, ultimamente quando sono stata
ricoverata per un problema ai reni molto serio,
lui non mi ha lasciata
sola neanche un attimo.
Ho apprezzato tanto questo suo starmi così vicino.
Si,
io odio i musi e gli ipocriti,
mi piace sognare ed entusiasmarmi ancora
per le piccole cose,
un regalo,
un bacio,
un sorriso.
Odio dipendere da qualcuno o qualcosa.
Credo nell'amicizia vera
e amo essere circondata solo da persone positive.
Odio la falsità,
Odio la falsità,
amo l'ordine nel disordine,
amo la filosofia...
Forse un po' troppo impulsiva,
Forse un po' troppo impulsiva,
vivo la vita pienamente,
amo,
odio,
soffro
e gioisco
al 100%
senza risparmiarmi.
Amo le storie intense e coinvolgenti,
Amo le storie intense e coinvolgenti,
i colpi di fulmine,
le follie.
Amo l'eleganza.
Eleganza come distinzione,
come dote innata,
un po' come la sensualità.
La stessa
sensualità e femminilità
che la mia disabilità non mi soffocherà mai.
Si può essere sensuali anche senza indossare un tacco 12,
ma solo con le
parole,
la voce,
la gestualità,
l'intelligenza.
Quindi donne,
Quindi donne,
voi siete belle,
ma spetta a voi dimostrarlo
al mondo intero!
Ogni mattina,
davanti allo specchio,
ripetete come me:
" IO SONO BELLA"
e affrontate la giornata
con il sorriso
e il rossetto giusto!
con affetto,
Benedetta De Luca.
Infinitamente grata alla vita per averti incontrato sulla mia strada.
Un abbraccio stretto
Anima Bella.
Laura
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